Esperimenti sociali e nuova deontologia giornalistica

Ieri mi ha punto vaghezza di intervenire in fb su un video postato da un ironico  e pregevole collega:  ‘Un omofobo in spiaggia’,  che mostrava due falsi gay che si scambiavano tenerezze in spiaggia.  Azione, questa, che aveva generato una reazione dei presenti che li avevano, in modo cordiale, invitati a scambiare le tenerezze altrove,  visto che erano presenti  dei bambini.   Un ragazza poi  li aveva richiamati e gli attori avevano svelato che stavano compiendo un ‘esperimento sociale’. Sempre in fb venivano mostrate le interviste fatte a Napoli nel corso del Gay Pride di Napoli realizzate con il supporto dell’Arcigay. Servizio, ovviamente, montato all’occorrenza per sponsorizzare una tesi a favore dei gay,  come ben si evinceva dal servizio.  Sia chiaro che non ho nulla contro i gay, non sono  contro i Gay Pride, anche se non condivido il modo di gestire questi ‘esperimenti sociali’. Tutto qui ed ho reso noto in fb che ero ‘d’accordo ma non condividevo’.  Nulla di più e nulla di meno. Si è scatenato un putiferio in rete  e sono stato tacciato di omofobia, di essere un retrogado, di essere un ignorante, che dovevo tornare a scuola ect ect. Era diventato, in nuce, una discussione fatta da ‘squadristi del pensiero’. Io ritenevo giusto il mio punto di vista perché facevo presente che i signori si potevano scambiare le loro amorevolezze in privato,  non in pubblico e non in spiaggia. Mi si diceva che era normale scambiarsele visto che  a scandalizzarsi erano i genitori e non i bambini, e che non avrei avuto nulla da dire se a scambiarsi le amorevolezze erano due donne. Rispondevo che a diciotto anni sarebbe stato possibile, oggi no. Non mi sfugge dal punto di vista letterario ‘Morte a Venezia’ dove si raccontava che   ‘Tadzio apparve’, non mi sfugge Antinoo e l’imperatore Adriano, la storia di Wilde e di Lord Alfred Douglas,  e non mi sfuggono gli amori greci.   Come non mi sfugge la musica e la storia privata di Lucio Dalla che faceva presente in una sua bellissima canzone che ‘il pensiero non lo puoi bloccare,  non lo puoi recintare…’, ovvero che non  può essere  governato a piacimento altrui. Mi riferivo a Dalla  perché è sempre stato riservatissimo nelle sue preferenze amorose e  giammai le avrebbe mostrate in pubblico. Il grandissimo Dalla. Facevo presente che si erano capovolti i valori e citavo la serie televisiva americana ‘Forrester’ in cui un uomo diventa una ‘falsa’ donna e fa partorire alla sorella un figlio che diventerà in seguito suo. Diventa una ‘falsa donna’ perché resterà sempre  priva degli ‘umori’. Umori  che non è possibile creare chirurgicamente. Una collega con ‘i coltelli’, come  vedo nella sua foto del profilo in Fb  mi diceva che se le scrivevo in privato mi avrebbe consigliato uno psicoterapeuta,   consigliandomi in modo feroce di tornare a scuola perché dovevo migliorare nella scrittura.  Premetto che ho pubblicato tre libri, uno presentato in Italia ed a Ny, uno pubblicizzato su cartelloni 6×3 e messo in vendita nella seconda edizione nelle edicole. L’ultimo,  un romanzo, presentato all’Istituto Italiano  di Studi Filosofici di Napoli a Monte di Dio. Istituto  fondato, insieme ad altri,  dall’avvocato Gerardo Marotta. Questo non toglie che mi considero dal punto di vista giornalistico e culturale l’ultima ruota del carro. E’ una questione di anima e di animo.  Ad abundatiam faccio presente che ho 59 anni,  ho avuto un aneurisma cerebrale al quale è seguito un intervento chirurgico,  un mese di coma post operatorio e che sono uscito dall’ospedale, 11 anni fa,  senza memoria e su una sedia a rotelle. Cosa ci ho guadagnato? Semplice, un equilibrio comportamentale ed emotivo che mi tiene al riparo dal livore.  Il livore mi è personalmente sconosciuto e resto al riparo rispetto  al livore altrui. L’equilibrio raggiunto  mi ha trasformato in un uomo forse più saggio  e non in un uomo d’Occidente.  L’uomo d’Occidente è quello che   trancia giudizi e critica per partito preso,  senza neanche avere cognizione di causa.  E chi ha da intendere che intenda. La giornalista   dei ‘coltelli’, che non sa nemmeno cosa sia un equilibrio,  mi consigliava di rivolgermi a uno psicoterapeuta,    mi chiamava ignorante  dicendo che dovevo tornare   a scuola e che  mi aveva rimosso dagli amici mi aveva stancato: ‘Quosque tandem abutere, signorina (fa rima con Catilina), patientia nostra’ (mi avevano scritto in contemporanea alcuni amici che concordavano con i miei punti di vista) pronunciata da Marco Tullio Cicerone nei confronti di Catilina. Pertanto  le ho scritto sì in privato, ma per  consigliarle di dimagrire,  di affidarsi ad un chirurgo plastico, priva come era della bellezza fisica. La signorina ha postato in pubblico il mio commento mettendo, mi si perdoni, il letto in piazza. Questo non mi meraviglia perché fa pendant con le effusioni in spiaggia del filmato. Mi ha ricordato, questo evento,  un mio fraterno amico che scrive e pubblica contenuti esoterici ed iniziatici  che aveva postato uno scritto di Mishima.  Ricordiamo che Mishima   si era suicidato facendosi  decapitare. Mishima che amava e praticava amori diversi, ma in  questo   caso è un semplice dettaglio. Quello che trovavo, e trovo non corretto, è quanto riguarda il suicidio che, dal punto di vista iniziatico, è vietato e blocca l’evoluzione in verticale. In pratica, per dirla con Greggio, il mio amico aveva toppato.  In seguito  mi ha rimosso dai suoi amici. Tutto normale perché era un suo diritto. Resto ancora  sui social network questa volta  con particolare riferimento ai giornalisti,  ed ai pubblicisti,  ricordando che il  Consiglio nazionale ha colto l’occasione per introdurre alcune indispensabili innovazioni nella nuova versione della deontologia,  riguardanti soprattutto l’attività giornalistica svolta attraverso Internet e ad un uso più consapevole dei social network. Gli interventi sono stati minimi in considerazione del rischio di creare un’ennesima carta deontologica che andasse ad aggiungersi alle già numerose esistenti. Però non era mai stato esplicitato prima questo dovere del giornalista nei confronti del suo Ordine, cioè verso l’Istituzione e chi la rappresenta, ma anche nei confronti dell’intera comunità degli iscritti. Di grande attualità il comma 6 che, oltre a chiarire che le norme deontologiche in quanto riferite alla condotta del giornalista,  si applicano a qualunque strumento utilizzato e specifica che devono essere rispettate anche nell’utilizzo dei social network. Ecco che cosa prevede: ‘Il giornalista applica i principi deontologici nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network’. Vi è dunque una sottolineatura rilevante  che costituisce un’attenzione verso lo sviluppo accelerato della tecnologia riguardo l’uso di Facebook, Twitter e simili. I giornalisti li utilizzano in modo massiccio per reperire notizie e per verificarle. Ma spesso li adoperano anche per attaccare colleghi o personaggi pubblici, seguendo l’errata convinzione secondo cui sarebbero ‘ambienti privati’ in cui è possibile dire qualsiasi cosa in libertà, come a casa. Da ora in poi un simile comportamento potrebbe risultare censurabile sotto il profilo disciplinare in quanto, pur volendosi richiamare a un uso ‘privato’ dei social, è sempre molto difficile distinguerlo dall’uso ‘pubblico’. Dovrà essere l’organo disciplinare, se chiamato in causa, a valutare se si tratta di ambito pubblico oppure no: il Consiglio nazionale non ha infatti ritenuto di approvare la norma che allargava in maniera esplicita il rispetto delle norme deontologiche anche all’uso ‘privato’ delle reti sociali. Il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse la verità sostanziale dei fatti; nelle trasmissioni televisive, e nei social network,  rispetta il principio del contraddittorio delle tesi, assicurando la presenza e la pari opportunità nel confronto dialettico tra i soggetti che le sostengono,  comunque diversi dalle parti che si confrontano nel processo,  garantendo il principio di buona fede e continenza nella corretta ricostruzione degli avvenimenti.  Per queste ragioni l’Ordine dei Giornalisti e l’Fnsi, nel promulgare la presente carta deontologica sui rapporti di collaborazione e solidarietà tra giornalisti per una nuova dignità professionale, affermano che l’informazione deve ispirarsi al rispetto dei principi e dei valori sui quali si radica la Carta costituzionale ed in particolare: Art. 21, commi 1 e 2: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Consiglio quindi alla signorina ‘dei coltelli’ di ripassare, o di studiare meglio, la nuova Deontologia.  Ritornando al filmato ed ai Gay Pride voglio citare che una volta in un corteo vidi sfilare alcune persone con una maglietta raffigurante ‘Che Guevara’. Queste magliette venivano ostentate e forse erano provocatorie.  Anzi, sicuramente erano  provocatorie.    Ricordo che il ‘Che’  organizzò i lager per i gli omosessuali e,  in qualità di     Comandante militare della rivoluzione,  ricevette l’incarico provvisorio di Procuratore militare. Suo compito era di  far fuori le resistenze alla rivoluzione e tra questi gli  omosessuali.  È sempre Guevara a decidere della vita e della morte e poteva  graziare o condannare senza processo.  Il Che guiderà la stagione del terrorismo rosso e  nacquero le Umap, Unità Militari per l’Aiuto alla Produzione,  destinate in particolare agli omosessuali. Ritornando a tempi più  recenti la modernità è stata caratterizzata da una liberazione esplosiva in tutti i campi come   afferma Baudrillard in ‘La Trasparenza del male’. Ascoltiamolo: ‘Solo i fenomeni estremi possono ridestare in noi quel ‘principio del Male’ che è principio vitale di squilibrio, vertigine e seduzione che, in nome di una chirurgia estetica del negativo e di un’igienizzazione totale  abbiamo accantonato. Dopo l’orgia, momento esplosivo della modernità, della liberazione in tutti i campi e verrebbe dunque il transpolitico, il trans-sessuale, il trans-estetico, il trans-economico’. Ma, nel vedere con quale frenesia Baudrillard, con un senso reale della formula, descrive il crollo di tutti i codici, ci si rende conto subito che questo ‘trans’ non è un al di là, né un superamento, né la fase ulteriore di uno sviluppo; esigerebbe piuttosto la contaminazione, la contaminazione reciproca di tutte le categorie, la confusione dei campi, la sostituzione di una sfera all’altra. Così, il sesso non è più nel sesso, il politico non è più nel politico: l’uno e l’altro infettano tutti i campi, l’economia, l’arte, la scienza, la dietetica, lo sport.  Per questo oggi solo i ‘fenomeni estremi’ attirano quel poco di attenzione che ancora resta e parlo di Aids, di virus informatici, di terrorismo e di  crack di Borsa. Ognuno di essi è il precipitato clinico della contaminazione del sesso, della comunicazione, della politica, dell’economia, e tutti si toccano e si contaminano. In una diffrazione all’infinito, tutti gli avvenimenti della vita sociale ci arrivano ma non possono toccarci perché sono privi del loro referente, del loro contesto, della loro storia, di ciò che li definiva come fenomeni particolari e identificabili.  Le cose continuano a funzionare, ma sono scollegate dalla loro idea, dal loro valore, dalla loro origine, dalla loro destinazione. Si pensi alla politica, alla televisione, al web e ad altro. Concludo semplicemente dicendo nuovamente che nulla ho contro i gay, contro i trans ed altro,  ma sono semplicemente  atterrito vedendo che è disconosciuto il ‘Ne quid nimis’. ‘Nulla di troppo’,  nella ricerca di un equilibrio formale e sostanziale perché una propria libertà non debba ledere quella degli altri.  Chiudo l’articolo  con un semplice: ‘Pace Amore Luce e Conoscenza’ dedicato a chi lo legge, a chi non condividerà quanto scritto,  ai  moderni censori,  ed a chi è sempre aperto  ai confronti leali e corretti.

Roberto Cristiano

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