Il ministro delle Riforme e Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi in aula alla Camera durante la discussione della mozione di sfiducia individuale presentata da M5S per la vicenda banche, Roma, 18 dicembre 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Etruria e Boschi: ‘Non ho mentito, mai fatto pressioni’

‘Ho avuto modo di parlare della questione Etruria con l’allora ministra Boschi, che espresse un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che e’ l’oro’,   ha detto il presidente della Consob Giuseppe Vegas in audizione in commissione banche. ‘Le risposi che Consob non era competente sulle scelte di aggregazione delle banche’, aggiunge spiegando che dal ministro Maria Elena Boschi ‘non c’è stata pressione ma solo l’esposizione di un fatto’ nell’incontro a Milano. Il ministro Boschi mi ha illustrato una situazione che riteneva inadeguata rispetto al possibile matrimonio di Etruria con Vicenza, ma non mi ha chiesto nessun intervento, né avrebbe potuto chiedermelo.

Dopo l’ennesima domanda sui dettagli degli incontri tra i due rivolta da Carlo Martelli di M5S, il presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini è intervenuto per porre fine al dibattito precisando che ‘abbiamo fatto la stessa domanda quattro volte, diventa anche un fatto di decoro delle istituzioni, adesso cadiamo nel ridicolo’.

‘Anche oggi ricevo attacchi dalle opposizioni sulla vicenda Banca Etruria. Confermo per filo e per segno tutto ciò che ho detto in Parlamento due anni fa. Tutto. Chi mi chiede le dimissioni perché avrei mentito in Parlamento deve dirmi in quale punto del resoconto stenografico avrei mentito. Ho incontrato più volte il presidente della Consob in varie sedi come ho incontrato altri rappresentanti istituzionali: mai e poi mai ho fatto pressioni. Mai’, scrive Maria Elena Boschi su facebook: ‘Non è giusto subire aggressioni sul nulla, ma non mi fanno certo paura. E voglio che tutti sappiano la verità. Dopo due anni di strumentalizzazione adesso basta. Ho chiesto a Lilli Gruber di ospitarmi stasera a ‘Otto e Mezzo’ insieme a Marco Travaglio’.

Vero è che la Boschi viene attaccata da più parti che sono unite dalla richiesta di sue dimissioni. A questo manca che vengano chieste anche le dimissioni di Vegas. Le possibilità sono due: o entrambi mentono,  o entrambi dicono il vero. Gli attacchi sono mirati e deflagranti perché se veritieri nella sostanza, e non nella forma, demolirebbero completamente l’apparato parlamentare ed economico-finanziario.

Se sono veritieri esclusivamente nella forma appare evidente che mirano ad una distruzione politica dell’apparato del Pd che viene collegato alla Boschi. Il risultato sperato è nella perdita di voti del Pd e nel conseguenziale,  e diretto,  guadagno da conseguire nelle elezioni del 2018.

Ogni attacco, insegnava Platone nel ‘Protagora’,  demerita chi lo fa e non chi lo riceve. Peccato che può produrre, se ben orchestrato, indegni frutti a beneficio di chi muove attacchi.

Questo di certo non importa a Speranza, alla Meloni, a Di Maio ed altri.

Vero è, anche, che quanto detto e scritto è soggetto alle interpretazioni,  che sono assolutamente personali e non sono, e non possono essere, una manna che scende dal cielo.

Ascoltate Speranza:  ‘Il quadro che emerge dalle dichiarazioni di Vegas non può essere ignorato. Quando un membro del governo mente al Parlamento non c’è altra strada che le dimissioni’.   Roberto Speranza stravolge, a proprio uso e consuma,  le affermazioni del presidente della Consob in commissione d’inchiesta sulle banche.

Idem con patate per la leader di Fdi: ‘Il sottosegretario Maria Elena Boschi ha mentito al Parlamento e agli italiani dichiarando più volte di non essersi mai interessata a Banca Etruria. Menzogna svelata dal presidente della Consob in Commissione banche. D’altronde è il segreto di pulcinella che il Pd e i banchieri sono un tutt’uno indissolubile. Pretendiamo le dimissioni della Boschi, e anche il resto del governo, asservito alle banche, dovrebbe dimettersi. Purtroppo non lo faranno, ma tra pochi mesi ci penseranno gli italiani’. Cara Meloni, le dichiarazioni di Vegas se lette attentamente dicono altro. Dicono che non c’è stata ‘pressione’ da parte della Boschi,  che ha svolto nell’occasione un ruolo istituzionale, quello di un ministro, che incontra il presidente della Consob, nulla di più, come sottolinea la Boschi nel post di Fb.

Di Maio, da parte sua, coglie il senso del detto latino: ‘Melius abundare quam deficere’ e ne spara una a largo raggio: ‘Noi chiediamo due cose: Maria Elena Boschi se ne deve andare subito da sottosegretario della Presidenza del Consiglio anche se siamo a fine legislatura perché il governo resterà per gli affari correnti, e che il Pd non ricandidi Boschi perché altrimenti tutto il partito sarebbe coinvolto nello scandalo banche. Il tema delle banche è come quello delle tangenti della Prima repubblica. Boschi è il Mario Chiesa della seconda Repubblica. Fine della corsa. Maria Elena Boschi non solo deve dimettersi immediatamente per aver mentito al Parlamento nel dicembre 2015 e aver condizionato così il voto dell’aula sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti, ma il Pd non deve nemmeno ricandidarla. Altrimenti tutto il partito dimostrerebbe di essere schiavo di un ricatto e di un conflitto di interessi enorme’. Divertente il parallelo con Mario Chiesa e con la Prima repubblica, ma non voglio andare oltre.

‘Sarei grato a Sibilla e Speranza se dicessero pubblicamente in quale punto dello stenografico del discorso della Boschi ha mentito al Parlamento’,  dice  il tesoriere e deputato Pd Francesco Bonifazi che replica su twitter agli esponenti  che accusano la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio di aver mentito sul caso Etruria.

‘Di Battista, Calderoli e Speranza  chiedono dimissioni Boschi per aver mentito in Parlamento. Qui sotto l’intervento incriminato. Vediamo se qualcuno ha voglia di fare il fact checking e scoprire se la bugia è della Boschi o del ‘terzetto’, afferma   Matteo Orfini, presidente del Pd  e membro della commissione di inchiesta sulle banche.  Orfini chiede che venga fornito a tutti i commissari il link dell’intervento in Parlamento che tenne il 18 dicembre del 2015 l’allora ministro Maria Elena Boschi, affinché ognuno valuti se ci siano delle contraddizioni rispetto a quanto emerso oggi durante l’audizione del presidente della Consob Giuseppe Vegas in merito alla vicenda di Banca Etruria.

 Momenti di tensione in commissione di inchiesta sulle banche  ci sono stati, sempre riguardo agli incontri tra il presidente della Consob Giuseppe Vegas e l’allora ministro Maria Elena Boschi in merito alla vicenda di Banca Etruria. Incalzato più volte dal deputato Franco Vazio del Pd, che voleva sapere se Vegas avesse a suo tempo chiesto a Boschi di incontrarsi in un luogo che non fosse la Consob, il presidente ha da prima risposto che un incontro ‘la prima volta sicuramente lo ha chiesto lei, e forse una volta l’ho chiesto io’.

Una volta sono andato al ministero, dice  Vegas.  Quando venne a Milano ci siamo incontrati all’ora di pranzo in un ristorante e poi alla Consob. Una volta venne a cena a casa mia ma c’era altra gente. Ma ha mai chiesto a Boschi di incontrarsi in altri luoghi diversi dalla Consob?,  ha chiesto  Vazio: ‘Sì nel senso che una volta ho chiesto un incontro che è avvenuto al ministero. Essendo un ministro era logico che andando a Roma io andavo al ministero’.

Il commissario ha allora riformulato un’ultima volta la domanda: ‘Lei ha mai chiesto a Boschi un incontro ma non in Consob?: ‘Non ricordo di aver usato questa formula’, ha ribadito nuovamente Vegas.

Parliamo, sia chiaro, di una  dichiarazione testimoniale che non ha riscontri documentali a beneficio delle ‘controparti’ politiche,   ‘leggere’ quanto richiesto da Matteo Orfini.

La prova testimoniale di cui si parla, legata alle dichiarazioni di Vegas,  è  rivolta a provare la stipulazione di accordi anteriori, o contemporanei,  rispetto al comportamento della Boschi relativi a  Banca Etruria.  Quando la prova per testi si riferisce alla contrarietà tra ciò che si sostiene essere presumibilmente  pattuito,  e ciò che risulta documentato,  mentre non opera quando la prova testimoniale tenda solo a fornire elementi idonei a chiarire,  o interpretare,  il contenuto della testimonianza.  In questo la presunta ‘prova’ è limitata a esigenze ‘privatistiche’ o ‘politiche’ e diventa, per questi motivi ‘inammissibile’.

Tant’è!

Roberto Cristiano

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