‘La svolta di Caivano è una realtà conseguita grazie all’intervento e al lavoro costante del governo Meloni’, a parlare è la preside- coraggio Eugenia Carfora, dirigente scolastica ell’IC Morano: «Ora è il momento della responsabilità e della rigenerazione… E la presenza continua dello Stato fa bene a Caivano».
Caivano, dopo don Patriciello, la preside-coraggio in prima linea plaude all’azione del governo. Sì, perché come hanno ribadito ministri e rappresentanti delle istituzioni che si sono avvicendati in quella che fino a prima dell’insediamento del governo Meloni era una terra di nessuno data in pasto a famiglie di criminali e spacciatori che si tramandavano il testimone dell’illegalità da generazioni, non si poteva intervenire solo con pene e sanzioni. E infatti, con il pacchetto di misure di contrasto alla violenza e alla delinquenza giovanile, il governo ha confermato la doppia linea della sicurezza e della prevenzione, accanto a quella del recupero giovanile. Puntando sul fatto che istruzione, cultura, sport, educazione a una cultura della legalità, potessero fungere da antidoto contro criminalità e violenza, soprusi e abusi. Con la presenza costante dello Stato a garantirne gli effetti.
E allora non è certo un caso se oggi Eugenia Carfora, la preside-coraggio da sempre in trincea in quel comune campano diventato frontiera dell’illegalità contesa da anni da bande e clan, in riferimento alle parole pronunciate in conferenza stampa dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul modello Caivano stilato dall’esecutivo abbia commentato: «Questa presenza continua, collettiva, fa bene a Caivano. Non si tratta solo di visite spot». La nostra, «come le altre periferie italiane non hanno bisogno di compassione, piuttosto di essere scelte. Spinte verso il centro. Percepisco che l’impegno del governo Meloni non rappresenti qualcosa di sporadico, ma sia per lavorare nei meandri. E così potrebbe emergere quella bellezza che già c’era a Caivano. La presenza costante del governo Meloni è importante in questa fase eccezionale per evidenziare cosa non va e rigenerarlo. Ora c’è bisogno di chi ci guarda, ma non è certo un traguardo. Non deve diventare nel tempo né assistenza, né compassione, sennò si sviluppa un altro tipo di dipendenza. Ci si è dimenticati da troppo tempo delle periferie, accade a Caivano, ma anche altrove. E chi ha creato il buio va messo ai lati. Da noi ci sono cose straordinarie: ora è il momento della responsabilità. Della rigenerazione di quello che si ha, partendo dai giovani». Proprio come il modello Caivano promulgato dal governo prevede.