L’Unione europea rimanderà l’apertura della procedura di infrazione per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia. In tal modo, il governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle (M5S) avrà modo di guadagnare tempo per trovare un accordo al proprio interno sulla politica di bilancio prima di colpito dalle sanzioni della Commissione europea. Lo riferisce il quotidiano britannico “Financial Times”, citando “funzionari europei” secondo cui, nella giornata di oggi, 25 giugno, la Commissione europea non darà formale inizio alla procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. L’obiettivo è far sì che il governo alla fine decida di invertire la rotta sui suoi progetti di spesa ed eviti uno scontro con Bruxelles.
Sei mesi di tempo per iniziare a correggere. A partire dunque dalla legge di stabilità 2020 per un percorso di aggiustamento pluriennale. E’ ciò che dovrebbe essere richiesto all’Italia con l’apertura di una procedura per deficit eccessivo legata al debito da parte del consiglio dei ministri economici dell’Ue il 9 luglio prossimo (Ecofin). La procedura è stata ritenuta “giustificata” dalla Commissione europea nella riunione che il 5 giugno scorso ha approvato il pacchetto di primavera del semestre europeo.
Oggi a Palazzo Berlaymont i commissari Valdis Dombrovskis, vicepresidente con delega sull’Euro, e Pierre Moscovici, commissario agli Affari Economici, aggiorneranno il presidente Jean Claude Juncker e i colleghi sullo stato delle trattative con Roma. Ma dal verbale della riunione da cui è partito tutto, tre settimane fa, si evince che l’esecutivo comunitario ha già un’idea su tempi e modi della procedura per l’Italia.
La proposta di Moscovici è che a Roma vengano dati sei mesi di tempo per iniziare a correggere al ribasso la traiettoria del debito, contenendo il deficit. Sei mesi invece di tre “per permettere al governo italiano di adottare misure efficaci” nella legge di stabilità per il 2020, ha detto il commissario agli Affari economici stando al verbale. Il suo collega Dombrovskis, di scuola più rigorista, ha proposto invece dai “tre ai sei mesi”, ottobre o dicembre. Sempre di manovra 2020 si parla, la prima di una serie di leggi di stabilità che dovranno seguire il percorso obbligato di correzione del debito imposto dalla procedura.
La Commissione Juncker, in scadenza a fine ottobre, ha un approccio rigido. A Palazzo Berlaymont, più di qualcuno ha sottolineato che le problematiche di bilancio dell’Italia sono “strutturali piuttosto che cicliche”. Si è parlato anche delle clausole di salvaguardia sull’Iva, in caso di sforamento del deficit, e persino di “mini-bond”, l’idea del leghista Claudio Borghi per ridurre il debito della pubblica amministrazione stroncata nel weekend dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, in pole position per la carica di commissario europeo nella prossima commissione.
Il verbale della Commissione potrebbe essere confermato dall’Ecofin del 9 luglio, per l’adozione formale.
Moscovici sottolinea più volte: “La mia porta è aperta”. Nella riunione aveva sottolineato la necessità di rimarcare che “la Commissione è pronta ad ascoltare le autorità italiane e che la decisione di lanciare la procedura è responsabilità del Consiglio e che sarà presa, nel caso, dagli Stati membri il 9 luglio”.
E così siamo ora alla situazione in cui gli Stati membri addossano la responsabilità alla Commissione: decidono a Palazzo Berlaymont, hanno spiegato molti interlocutori europei al premier Conte a Bruxelles la scorsa settimana. Mentre dalla Commissione indicano gli Stati membri come responsabili. Una situazione un po’ pilatesca da entrambi i lati, tesa a evitare che il caso italiano finisca nelle mani della propaganda sovranista euroscettica.
Su questo, sempre da verbale, si è raccomandato anche Juncker, che ha chiesto a tutta la squadra di usare un “linguaggio sfumato ma chiaro, rigido ma senza essere eccessivamente severo”.
Oggi i commissari discuteranno di nuovo del caso italiano. Rinviando però la decisione finale alla riunione del 2 luglio, che si terrà a Strasburgo come ogni volta che c’è plenaria nella sede francese dell’Europarlamento. Potrebbe dunque accadere che la conferma della procedura per l’Italia, con raccomandazione al comitato economico e finanziario e all’Ecofin che l’adotterà il 9 luglio, avvenga nella cittadina dell’Alsazia. Esattamente come accadde il 23 ottobre scorso: la Commissione bocciò la proposta di manovra italiana a Strasburgo, davanti alle telecamere di tutta Europa arrivate per la plenaria.
Intanto domani Roma fornirà la sua risposta definitiva. Il consiglio dei ministri completerà l’assestamento di bilancio con i dati sul primo semestre 2019 che, secondo il ministro del Tesoro Giovanni Tria, consegneranno una situazione migliore delle previsioni della Commissione (che prevede un deficit al 2,5 alla fine dell’anno) e potranno scongiurare la procedura, è il ragionamento che si fa a Roma. A Bruxelles aspettano di vedere tutto nero su bianco. Ma la loro idea è chiara: l’Italia ha bisogno di una ‘lezione’ per essere costretta a mettere mano al suo problema strutturale. E’ chiaro che il percorso obbligato ridurrebbe anche i margini per la flat tax, la misura sulla quale insiste Matteo Salvini.