No, non mi candiderò al Parlamento europeo”. La risposta spiazzante di Paolo Gentiloni è arrivata a Bruxelles. Il commissario Ue per gli affari economici si è fermato davanti ai cronisti dopo il suo intervento davanti alla commissione economica dell’Europarlamento. E ha aperto la questione sul futuro dell’ex premier: “La mia intenzione è tornare in Italia”, ha subito replicato a chi lo ha interpellato. Scherzando anche sul fatto che non andrà mai in pensione. Da Roma, la segretaria Pd, Elly Schlein, ha commentato: “Con Gentiloni ci sentiamo sempre, lui va sempre ringraziato. Darà sempre un contributo alla politica estera ed italiana, il Pd sarà sempre casa sua”.
Il tema delle candidature per le Europee è caldissimo. Nel centrodestra ha rotto gli indugi Matteo Salvini annunciando che non sarà in lista. Giorgia Meloni resta tentata, ben sapendo che il suo nome servirebbe a dare spinta alla lista FdI e a creare intoppi nelle aspirazioni degli alleati. Antonio Tajani ha preso tempo, rinviando la decisione dopo il congresso di Forza Italia in programma a febbraio.
Nel centrosinistra Schlein è incerta, ne parlerà con i vertici del Pd durante il “conclave” convocato a Gubbio il 18 e 19 gennaio. Ma intanto Giuseppe Conte ribadisce quanto anticipato nei giorni scorsi: “Non ci sarò in quelle liste”. E manda un messaggio ai big degli altri partiti, a partire proprio dalla segretaria dem: “Mi auguro che in quelle liste non ci siano neanche gli altri leader”, perché, dice in conferenza stampa il leader M5S, “non possiamo continuare a ingannare i cittadini. Non puoi dire ai cittadini: datemi il voto, trovate Conte su tutte le liste quando già sai che al Parlamento europeo non ci andrai. Sono deputato, presidente del Movimento 5 Stelle, quello di parlamentare europeo è un compito che non posso assolvere. Gli altri leader – insiste l’ex premier – dovrebbero avere l’accortezza di fare altrettanto, la politica dovrebbe imparare una volte per tutte a non prendere in giro i cittadini”.
La candidatura della giovane segretaria dem, Elly Schlein, deve fare i conti con le obiezioni dei padri nobili della sinistra e, come se non bastasse, con le accuse tutte interne delle diverse correnti dem. Il femminismo ideologico di Schlein, ironia della sorte, le torna indietro come un boomerang in vista delle elezioni del prossimo giugno. Ora sono le donne Pd a ribellarsi ad una possibile candidatura da capolista della segretaria. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo dal convengo in ricordo di David Sassoli, ha messo subito in chiaro le cose. “Bisogna evitare in ogni modo il rischio che queste elezioni le donne vengano penalizzate”, spiega Boldrini ripresa dal Corriere della Sera riflettendo sui possibili rischi di una candidatura della leader. Che poi aggiunge: “Immagino che non voglia incorrere in questo rischio, lei è una segretaria femminista”. “Candidandosi capolista nelle cinque circoscrizioni – riassume Boldrini – finirebbe per penalizzare le donne del partito”.
Un ragionamento condiviso, in larga parte, anche da Alessandra Moretti. “Valorizzare le donne – spiega l’ex vicensindaca dem a Vicenza – è un elemento chiave per costruire un programma femminista. La voce delle donne non può essere silenziata ma è essenziale per garantire quell’Europa sociale e dei diritti messi a dura prova da governi di destra come il nostro”. Livore ideologico anti-governativo a parte, l’accusa dell’ex europarlamentare ha un nome e un cognome: Elly Schlein.
Lo stesso refrain utilizzato dalla deputata Paola De Micheli che non usa tanti giri di parole “Elly Schlein – esordisce l’ex sottosegretaria all’Economia – non deve candidarsi”. E aggiunge: “Il partito deve essere plurale. È il partito che si deve affermare, non Schlein”. Un concetto ribadito anche dalla quarta guerriera dem, la senatrice Sandra Zampa. “Le pluricandidature sono fasulle – spiega Zampa – e quindi mi attendo che Elly non proceda in questa direzione”.
Davanti a tutte queste obiezioni, come da tradizione, la segretaria Pd preferisce glissare. A domanda secca, la giovane paladina democratica rivendica di avere “sempre detto che è l’ultima delle valutazioni”. “Prima – spiega ad Agorà su Rai 3 – viene il progetto dell’Europa che vogliamo”. La sua possibile candidatura, precisa Schlein, “prescinde dalle valutazioni di altri leader e di altre forze”. Un modo elegante per rinviare la questione al conclave di Gubbio.