La commissione Finanze della Camera boccia gli emendamenti presentati da Italia Viva e FI per reintrodurre lo scudo penale per l’ex Ilva. Sia l’emendamento di Fi che quello presentato dai renziani chiedevano la reintroduzione dell’esonero “da responsabilità penale e amministrativa per le condotte di attuazione del Piano ambientale di Ilva”. Ma entrambi sono stati dichiarati inammissibili perché estranei alla materia trattata. E scoppia subito la polemica. ”Vergogna! Profonda indignazione per questa indecente speculazione politica sulla pelle dei cittadini di #Taranto”, afferma il presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, rispondendo all’esponente di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, dopo l’inammissibilità dell’emendamento. Emendamenti che, sostiene Ruocco su Twitter, ”sono stati presentati per fare un’indegna speculazione politica. Emendamento è inammissibile perché esula dalla materia del decreto fiscale. Punto! #scudo”
Luigi Di Maio aveva spiegato la contrarietà del M5s sottolineando che non avrebbe senso “introdurre uno strumento che, secondo la stessa multinazionale, non impedirebbe di avere 5mila persone in mezzo alla strada”. Per leader del Movimento, “non si arriverà al voto sullo scudo perché il tema degli alibi poteva valere due mesi fa ma adesso, in pieno contenzioso, non ha senso. L’interlocutore dello Stato è ancora ArcelorMittal. Abbiamo firmato un contratto e chiediamo di rispettarlo. L’azienda ha compiuto l’atto unilaterale di andarsene e non possiamo permetterlo”.
“E’ prematuro – ha aggiunto – parlare di alternative perché se lo facciamo stiamo già dicendo ad Arcelor ‘non ti preoccupare perché i disastri li ripariamo noi’, invece va responsabilizzato il soggetto che ha firmato il contratto, va fatta moral suasion e pressione per farla restare qui. Non lo abbiamo consentito a Whirpool di andarsene, non possiamo concederlo a Mittal”. L’eventuale “nazionalizzazione non potrebbero vedere il 100% dello Stato perché a norme Ue vigenti non è possibile. Tuttavia il nostro obbietivo anche in sede giurisdizionale è fare in modo che Arcelor non vada via”, ha concluso.
Di Maio esclude di aver cercato di piazzare Ilva ai cinesi. “No, credo che ci sia ancora ArcelorMittal come interlocutore”, e aggiunge: “Se hanno difficoltà sul numero di tonnellate di acciaio da produrre ci si siede a un tavolo e si ragiona”.