ADOLFO URSO FRATELLI D'ITALIA

Ex Ilva, Urso vede i sindacati: “Salvare la siderurgia italiana

“Sono soddisfatto del clima di consapevolezza. Siamo tutti sulla stessa nave. E remiamo nella stessa direzione. Salvare la siderurgia italiana fa bene al sistema paese. E anche all’Europa. Per fornire acciaio nel rispetto degli standard dell’ambiente e del lavoro”, afferma il ministro Adolfo Urso appena terminato il tavolo con sindacati e Regioni sul futuro dell’ex Ilva. Reso ancora più attuale dopo la decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere le attività di 145 imprese dell’indotto. Scelta che metterebbe in ginocchio circa 2000 dipendenti. Duramente contestata dai sindacati, da Confindustria Taranto e dal ministero guidato da Urso. Che ha parlato subito di una decisione “sconcertante” e di modalità ‘assolutamente inaccettabili’.

L’obiettivo del ministero è quello di riequilibrare la governance. Per ottenere risposta sugli impegni che Acciaierie d’Italia ha preso nei precedenti accordi. “Su questo c’è il nostro impegno. La nostra volontà. E credo che insieme ce la possiamo fare”, dice Urso.

“Non abbandoneremo i lavoratori. Useremo tutti gli strumenti di cui potrà disporre il mio Ministero”. Così anche il ministro del Lavoro Marina Calderone, presente al tavolo. Confindustria Taranto, dal suo canto, punta all’intervento del governo per revocare la sospensione  delle 145 aziende.  Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, sottolinea la mancanza di rapporti con i privati che oggi conducono gli impianti. “L’unico soggetto in grado di fornire garanzie sulla riconversione tecnologica resta il governo”.  Se il Paese ha bisogno dell’acciaio dell’ex Ilva, nel quadro degli scenari Ue, è arrivato il momento che ne discuta. Con senso di responsabilità e coraggio insieme alla città di Taranto. Sarà mia premura chiedere presto udienza al ministro”.

Al termine del vertice al Mise i sindacati hanno proclamato 4 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo. “Siamo qua per fermare l’eutanasia di Ilva. Perché quello che è in corso è di fatto la distruzione dell’azienda. E bisogna fermare questo processo. Abbiamo bisogno di uno che decide. E  col quale negoziare perché, ad oggi, ogni volta arriviamo sulla scorta dell’emergenza”.

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