Le persone che risultano essere ancora disperse in seguito ai conflitti armati degli anni novanta nella ex Jugoslavia, sono 13.324. Lo ha detto Veljko Odalovic, capo della speciale commissione governativa serba per le ricerche dei dispersi. “Fino a quando non verrà fatta piena luce sulla loro sorte, problemi e tensioni non cesseranno. Questa è una precondizione essenziale per una stabilizzazione generale della situazione nella regione”, ha detto Odalovic presentando a Belgrado l’ultimo rapporto sull’attività della sua commissione. In generale, ha osservato il responsabile, quasi il 70% di tutti i casi controversi sono stati risolti. Progressi, ha aggiunto Odalovic, sono stati fatti nell’identificazione e nell’esumazione dei corpi, anche se sono tanti i cadaveri ancora in attesa di riconoscimento. “A Zagabria vi sono più di 900 corpi che non si è riusciti finora a identificare, 3 mila in Bosnia-Erzegovina, 600 a Banja Luka, 400 a Pristina. In tutto sono quasi cinquemila i corpi che non sono stati ancora identificati, e in molti casi cerchiamo di farlo con l’analisi del Dna”, ha concluso Odalovic, per il quale è molto importante in questo campo la collaborazione con le commissioni analoghe degli altri paesi della ex Jugoslavia, in particolare Bosnia-Erzegovina, Croazia e Kosovo.
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