Più padiglioni che a Shanghai 2010 e oltre 140 Paesi partecipanti. I numeri di Expo Milano 2015, a 16 mesi dall’inaugurazione ufficiale, sono da record, così come da record sono le offerte di lavoro arrivate al sito dell’Esposizione, che hanno già toccato quota centomila. Una sfida per Milano e per l’Italia che sempre più assume i connotati di un’occasione di rilancio che non si può sprecare. E gli ultimi mesi diventano cruciali, anche per recuperare del tempo perso all’inizio. “Expo – ha spiegato nei giorni scorsi il commissario unico Giuseppe Sala – ha accusato ritardi all’inizio, ma tutte le promesse che abbiamo fatto in termini temporali, lancio di gare, aggiudicazioni di gare e partenza lavori, le abbiamo mantenute”.Promesse che riguardano anche una reale apertura di Milano al mondo, che si declina in alcuni dati, come il maggior numero di padiglioni asiatici rispetto all’Esposizione cinese o lo spazio riservato alle nuove realtà africane. Ma anche, e forse soprattutto, in un cambio di atteggiamento dell’Italia, dove lo stesso Sala ammette che c’è ancora da lavorare sulla comunicazione dell’evento. Un modo per sbloccare la situazione, in tempi di crisi e scetticismo, è sicuramente legato alle opportunità economiche legate alla grande macchina di Expo. “Si sta muovendo qualcosa che aspettavamo – ribadisce il commissario – e che nel 2014 troverà una sua sintesi”.Una sintesi che potrà dare la misura della crescita del Paese e della capacità, auspicata da tutti ma quasi mai realizzata, di “fare sistema”. Altrimenti i numeri da record rischierebbero di servire solo a rendere più forte la delusione
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