‘Ezra in gabbia’ applaudito alla Sala Umberto

Al teatro Sala Umberto di Roma è andato in scena lo scorso fine settimana, il 27 e 28 Novembre, lo spettacolo “Ezra in gabbia”, incentrato sulla figura di Ezra Pound, poeta e saggista statunitense, vissuto in Italia dagli anni ’20 del secolo breve fino alla morte, avvenuta a Venezia nel 1972. La sua vicinanza per alcuni temi, come la politica agraria ed economica, ai regimi dell’Asse, lo rese un collaborazionista e un traditore della Patria agli occhi degli Stati Uniti d’America. Dopo la caduta dell’RSI, catturato dai partigiani, fu consegnato alle forze alleate. Inizia quindi un periodo doloroso e travagliato per il padre dei Cantos.

È in questo tratto drammatico della vita del poeta che si articola la pièce, dal 1945 al 1958.

Mariano Rigillo, interprete totalmente calato nel personaggio, è al centro della scena curata da Gianluca Amodio, rinchiuso in una vera e propria gabbia dove per tre settimane Pound soffrirà la piú brutale delle detenzioni esposto, non più giovanissimo, alle intemperie. Sola consolazione un libretto di Confucio e un gattino che di tanto in tanto si avvicina alle sbarre rinforzate. È un leone in un campo di detenzione, in un angusto spazio di 1,8 x 1,8 metri, una cella di sicurezza senza servizi igienici e possibilità di ripararsi dal freddo e dal caldo, illuminata di notte dai riflettori.

Leonardo Petrillo alla regia conduce l’attore nel tormento di chi senza processo è stato privato della libertà, dalla gabbia alla clinica psichiatrica St. Elizabeths Hospital di Washington fino al ritorno in Italia. La sceneggiatura, anch’essa di Petrillo, basata sui testi liberamente tratti dagli scritti e dalle dichiarazioni di Pound, si realizza in un funzionale e mai noioso profluvio di parole che affrontano temi politici e privati: contro l’usura e le banche, contro la guerra e lo sfruttamento dei lavoratori, a favore di una concezione moderna di famiglia e poi… le amicizie con i maggiori intellettuali mondiali dell’epoca che lo considereranno sempre uno di loro. È un genio? È un vate? È un paranoico pazzo? Un uomo libero di certo che ha fatto della giustizia e della coerenza la sua unica bandiera.

Alla Sala Umberto si è svolto un processo, ogni spettatore esce con la sua idea dopo aver ascoltato Pound difendersi, ma in ogni caso tutti i presenti pendono dalle sue labbra.

Anna Teresa Rossini legge i testi di Pound, donando movimento e autenticità lessicale al monologo, declamando testi originali dell’autore, accompagnata da riprese video.

Un’ora e trenta minuti di una recitazione convincente, senza intervallo, è stata applaudita con vigore dal pubblico.

In sala molti volti noti dell’arte e della politica. Nel foyer a fine rappresentazione l’artista di calibro internazionale Patrizia Molinari: “Bellissima pièce teatrale. Sono stata felice di vedere questa interpretazione di Ezra Pound, lo avevo studiato all’università, libera da pregiudizi e preconcetti. Errori ne aveva fatti ma il suo lavoro li riscatta e ne condanna l’uso strumentale (vedi Casapound). Straordinaria l’interpretazione di Mariano Rigillo.”

Alessandro Cochi, già consigliere delegato allo Sport ed ex membro della Commissione Cultura del Comune di Roma e ancor prima del Municipio I: “Lavoro studiato e veramente ben fatto. Fa riflettere molto e la cosa fa sicuramente bene ad ogni spirito critico veramente libero. Un plauso a chi ha portato questo spettacolo dal Veneto a Roma… su argomenti delicati sempre molto attuali quali per esempio la politica ed il suo rapporto sempre più di sottomissione verso l’economia e la finanza”.

Barbara Lalle

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