Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, il numero uno della FIA Jean Todt ha parlato del mondo della Formula 1 e del coronavirus.
“Stiamo vivendo una situazione tragica con gente che lotta per curare gli altri e gente che lotta per sopravvivere. E noi siamo qui nel nostro piccolo mondo, cercando di risolvere problemi che non si sono mai presentati prima. Inutile e impossibile negare i problemi legati alla crisi economica figlia dell’emergenza sanitaria. Accanto alle vittime del virus ci saranno quelle provocate dall’economia. Ma questa situazione costituisce pure una opportunità per ridimensionare i costi dei vari campionati. Dobbiamo trovare delle medicine per permettere a tutti di restare in gioco, il ‘cost cap’ era già stato deciso ma ci sono tante voci escluse di cui dobbiamo discutere per includerle, dobbiamo rivedere le cifre al ribasso. Ovvio che questo crea problemi a chi è abituato a spendere tanto e che ora si vedrebbe costretto a una drastica riduzione. Ma qui ne va della sopravvivenza dei campionati. La F.1 rischia di perdere dei concorrenti“.
Jean Todt ha poi parlato della strada che potrebbe intraprendere la FIA, intenzionata a dettare le regole per arrivare ad una competizione meno dispendiosa. Si tratta di una via utile a tenere in vita il circus con costi sostenibili. Come sempre non c’è unanimità sulla strada da prendere. Ma, sentiti tutti, Fia e Liberty elaboreranno una proposta definitiva. Mi sento di dire è che cercheremo di assumere la decisione più in linea con questa terribile situazione. Non è piu tempo di fare battaglie per spendere più soldi, ma per risparmiarli. In questa ottica abbiamo fatto slittare le nuove regole dal 2021 al 2022. Le nuove macchine sono state pensate proprio per ridurre globalmente i costi a lungo termine oltre che per migliorare lo spettacolo e diminuire il divario tra i team.
Nel corso della sua intervista Todt ha parlato anche della possibile ripresa del Mondiale. Luglio sembra uno scenario realistico, ma servirà unità di intenti. “Quando si parla di calendari, ci si pongono di fronte due problemi: il primo è legato alle disposizioni governative, il secondo alla effettiva voglia di corse. Questo è un sentimento che non va sottovalutato perché esiste il rischio di non suscitare l’interesse di cui un evento avrebbe bisogno. Teniamo presente che una pandemia così vasta non si era mai vista e non sappiamo ancora come curarla. Stiamo vivendo una situazione tragica, con gente che lotta per curare gli altri e gente che lotta per sopravvivere. E noi siamo qui nel nostro piccolo mondo, cercando di risolvere problemi che non si sono mai presentati prima”.