A pochi mesi dalla sua uscita dal carcere, Fabrizio Corona torna per raccontare la sua versione, ospite di ‘Non è l’Arena’ di Massimo Giletti.
L’ex re dei paparazzi non si arrende: dopo quasi 5 anni di carcere in totale, Corona torna sul piccolo schermo per ripercorrere gli ultimi anni della sua vita che l’hanno visto sulle prime pagine dei giornali. Non risparmia nessuno Fabrizio Corona, che forse per la prima volta non recita il solito ruolo di bullo, ma lascia trasparire di sé più di quanto vorrebbe.
Dopo aver attaccato Don Mazzi che ‘si fa pubblicità con il mio nome. Non ho mai visto Don Mazzi, forse due volte in carcere. Ho fatto un percorso bellissimo in una comunità collegata ad Exoudus, lui mi ha detto che meritavo di marcire in galera. Da un prete non l’accetto. Deve appendere il crocefisso al chiodo!’, ne ha anche per Giampiero Mughini, ospite del programma.
Corona descrive il giorno dell’arresto, come uno dei giorni più brutti della mia vita. ho subito uno degli abusi più grandi da parte delle istituzioni. Quel giorno suona il citofono arriva mio figlio esattamente pochissimi minuti dopo, dodici agenti della polizia sono entrati in casa urlando, mia mamma piangeva, mio figlio era terrorizzato, loro hanno fatto finta di non vederlo e mi hanno portato via con la forza. Mio figlio ha vissuto tre mesi di imperturbabilità. Mughini però si mostra contrariato dall’eccessiva morbidezza con cui è stato trattato l’ex re dei paparazzi e Corona lo attacca: ‘Sei un poveraccio da due soldi, ti compro e ti metto in giardino a scrivere libri, magari ne vendi uno. Oltre che l’estetica ti insegno anche il giornalismo’.
Ricordiamo che Giampiero Mughini è un giornalista, scrittore e opinionista italiano.
Già direttore responsabile del giornale del movimento politico ‘Lotta Continua’ durante la campagna contro Luigi Calabresi, dagli anni novanta fu lanciato come ospite da Maurizio Mosca nel programma sportivo ‘L’appello del martedì e ottenne poi la partecipazione fissa a Controcampo.
Mughini nasce a Catania, si forma nel capoluogo etneo dove fonda e dirige, a partire dal dicembre del 1963, la rivista ‘Giovane Critica’che, insieme ai ‘Quaderni Piacentini’, accompagnerà il sorgere del Sessantotto. Nel frattempo consegue la laurea in Lettere Moderne, con specializzazione in Letteratura Francese. Si trasferisce a Roma, quindi segue la carriera di giornalista iniziando a muovere i primi passi nel quotidiano Paese Sera.
È tra i fondatori del periodico ‘Il manifesto’. Nel 2006 vince il Premio Cimitile, nella sezione di saggistica, con l’opera ‘E la donna creò l’uomo’, edito dalla Arnoldo Mondadori Editori. Mi fermo qui nel delineare, nel bene e nel male, il profilo di Mughini per evidenziare l’inconsistenza e l’insolenza del fotografo Corona.
Forse però è Alfonso Signorini, che più di tutti descrive quel Corona che spesso si nasconde nell’ombra: ‘Fabrizio ha una qualità che io apprezzo moltissimo e cioè la sincerità, è una persona che non ragiona secondo gli schemi tradizionali. Io credo che sia molto più fragile di quanto non dimostri, che sia pieno di insicurezze. So che soffre ancora di disturbi di panico legati all’ansia e questo lo rende ancora più affascinante. Quel che voglio dire è che è vittima soprattutto di sé stesso. Non è detto che non torni in un futuro a fare cazzate, c’è in lui un istinto di autodistruzione che non so sinceramente dove lo porterà’.
Fabrizio Corona racconta della vita del carcere, di quei denti caduti perché non ho fatto il carcere dei colletti bianchi. La galera è difficile farla, soprattutto se fai quella vera, magari vicino di cella a quelli del 41 bis’. A tratti bullo, a tratti fragile, quel che è certo è che vuole raccontarsi come un eroe e finisce per mostrarsi uomo. Nonostante la chiosa: ‘Mi sento un eroe nazionale’.
Ricordiamo che Corona, condannato in primo grado a un anno per un illecito fiscale, deve essere condannato invece a 2 anni e 9 mesi (più 15mila euro di multa) per tutti i reati, compresa l’intestazione fittizia di beni, nel procedimento sui soldi in contanti trovati anche in un controsoffitto. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale, Maria Pia Gualtieri, nella prima udienza del processo d’appello per gli 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto di casa della sua collaboratrice Francesca Persi e in due cassette di sicurezza in Svizzera. Per il pg, in prima battuta, va riaperto il dibattimento con due testi. Corona ha reagito in aula e poi fuori dicendo, riferendosi al pg: ‘Non ha capito un c….’. Più volte in aula, davanti ai giudici della seconda sezione d’appello, Corona si è lasciato andare a gesti di nervosismo e ha sbottato. ‘La legge la conosco bene io, ci vuole onestà intellettuale’, ha ripetuto l’ex re dei paparazzi, e il pg ha risposto: ‘Corona, non butti al vento il suo percorso di recupero con queste dichiarazioni’. E il presidente del collegio Guido Brambilla è dovuto intervenire con un basta, la smettiamo, lasciamo concludere il pg.
Corona, davanti a telecamere e cronisti prima dell’inizio dell’udienza, ha ripetuto che era convinto di vincere la battaglia in appello, dopo che, tra l’altro, in primo grado il Tribunale, un anno fa, aveva cancellato le accuse principali, tra cui l’intestazione fittizia di beni, su quei circa 2,6 milioni di euro in contanti e lo aveva condannato ad un solo anno per un illecito tributario, mentre la Dda aveva chiesto 5 anni. La stessa Dda, però, ha fatto ricorso in appello: ‘Io mi difendo da solo, l’ho imparato in anni di galera, sono preparatissimo’, Spazio anche per lanciarsi in qualche abbozzo di giudizio politico: ‘Io non mi sento rappresentato da Di Maio e da Salvini. Se Salvini può fare il ministro dell’Interno, è come se io diventassi ministro della Giustizia, uguale. Se entrassi in politica prenderei più di Di Maio e Salvini messi assieme. Con i ministri e i presidenti del Consiglio che ci sono adesso potrei fare il premier anche io’.