Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante comunicazioni u attacchi militari in Siria, Roma 14 aprile 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Fantapolitica del possibile: Draghi al Quirinale, Gentiloni a Palazzo Chigi

Rino Formica, ex ministro socialista e politico di lungo corso, in un articolo sul quotidiano Domani analizza l’attuale situazione e dipinge uno scenario fosco. A suo avviso siamo ben oltre ciò che la Costituzione consente. Ci stiamo piegando a vivere in uno stato di perenne eccezione. E in relazione alle paure che si diffondono – sanitarie ed economiche – preferiamo affidarci alla coppia salvifica Draghi-Mattarella. Invece presidente del Consiglio e presidente della Repubblica sono ruoli distinti e distanti.

Ma nessuno ormai fa più caso ai continui strappi che si operano in un tessuto istituzionale già abbastanza logorato dalla pandemia. “E’ già penetrato il principio – scrive Formica – che non siamo retti da poteri istituzionali che hanno un loro compito funzionale diviso, intrecciato però autonomo, ma da una coppia. Il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio sono una “coppia”. Una coppia strana, però: uno ha una durata a tempo definito e irrevocabile, sette anni, l’altro ha un tempo determinato dalla provvisorietà e può essere revocato. Questa situazione anomala stravolge e travolge la Costituzione. Non dirò che i poteri di garanzia avrebbero dovuto insorgere a questo stravolgimento di equilibrio istituzionale, ma certo da una armonia tra le istituzioni siamo arrivati a un inedito nesso indissolubile.

«L’elezione del nuovo presidente della Repubblica», confida alla Verità un esponente del M5s, «sarà caratterizzata dalla paura. No, non quella di Omicron: quella del voto anticipato. Se non c’è la certezza di un nuovo governo sufficientemente stabile nel caso dell’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica», «non possiamo dare nulla per scontato».

E avendo introdotto questo principio surrettizio di vita democratica – continua Formica – “nessuno è in condizione di dire come si può fare una coppia senza eleggere una coppia. La fuga è il rinvio. Ormai anche i più intransigenti si sono arresi: non c’è una soluzione, teniamoci quello che c’è, la coppia. Ma tra un anno il problema si riproporrà, le elezioni sono una scadenza istituzionale inderogabile. E tra un anno la situazione sarà più grave di oggi”.

“Per questo – conclude –  è urgente tornare al giudizio popolare che ripristina la separazione dei poteri e consente il controllo sui singoli poteri, e cioè alle forme di organizzazione della democrazia che la Costituzione ci ha dato. Oggi siamo in piena violazione dell’ordinamento previsto dalla Costituzione. La democrazia è fondata sulla divisibilità del potere. La vita di coppia delle istituzioni non è ammessa”.

Paolo Gentiloni: è questo il nome che nelle ultime ore  si va imponendo tra i partiti di maggioranza come possibile successore di Draghi a Palazzo Chigi.  A fine anno si era parlato di uno scenario gradito a Matteo Renzi e sul quale sarebbe d’accordo anche la Lega. Votare Mario Draghi presidente della Repubblica e proseguire la sua esperienza a palazzo Chigi con un governo politico. Si era fatto il nome di Dario Franceschini. Un’ipotesi di lavoro gradita anche a Matteo Salvini che potrebbe cercare così, tornando all’opposizione, di recuperare i voti di protesta persi con il suo appoggio all’esecutivo di SuperMario.

Ora però viene fuori un altro nome, quello del commissario europeo Paolo Gentiloni. “Sono calcoli – scrive La Stampa – fatti all’interno di uno scenario che è ben presente anche a Draghi. Molto probabilmente il leader della Lega Matteo Salvini lascerà la maggioranza, permettendo così agli altri partiti di compattarsi nella cosiddetta coalizione Ursula, ispirata cioè a quella che ha eletto la presidente della Commissione Ue Von der Leyen. Resta da capire cosa farà Forza Italia, ma sembra certo che dal governo non si sfileranno i centristi di Coraggio Italia e di Iv. L’idea di un esecutivo politico, con un premier politico, prende sempre più largo, nella convinzione che uno schema tecnicosarebbe molto più esposto alle intemperie dell’anno elettorale che chiuderà la legislatura”.

“L’identikit che emerge nei colloqui dei partiti è preciso – prosegue il quotidiano torinese – un politico ma che abbia una caratura «più istituzionale» e «una proiezione internazionale». Ma che, in chiave interna, sia capace di far convergere su di sé i grillini. Uno è Guerini, l’altro è il nome che hanno ben presente anche gli uomini che lavorano con Draghi. Ed è già stato un “premier dell’emergenza” a conclusione di una legislatura, dopo il fallito referendum di Renzi nel 2016. La carta Gentiloni sarebbe certamente la mossa migliore per “rassicurare” le istituzioni dell’Ue e le principali cancellerie”.

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