Tutti multati dalla polizia per non aver rispettato il divieto di assembramento imposto per contenere il contagio del coronavirus. Questo l’epilogo per i commercianti che, nella mattinata di mercoledì 6 maggio, hanno protestato a Milano per la crisi economica che li ha colpiti in seguito all’epidemia. Lo rende noto l’Ansa.
Simbolo della protesta, le sedie dei loro locali che “rimarranno vuote, visti i rischi che stiamo correndo” ha detto uno dei manifestanti accorso nella piazza dell’Arco della Pace.
Emblematici anche i cartelli “Io non apro” o “Se apriamo falliamo“.
I titolari hanno chiesto certezze sulle norme per poter riaprire in sicurezza e sul sostegno economico.
Il pericolo è riaprire per poi restare senza clienti. “Siamo qui perché dopo una settimana dall’incontro in Comune non abbiamo ottenuto praticamente niente” ha detto Paolo.
“Vogliamo essere ascoltati, finora non lo ha fatto nessuno” ha sottolineato Savino.
“Impossibile star chiusi e avere sulle spalle affitti e utenze. Nulla è sospeso, ma solo rimandato”, ha aggiunto Andrea.
“Vogliamo essere accompagnati verso la Fase 3, in questo momento ci hanno lasciati soli“, ha ribadito Riccardo.
“Non sappiamo come comportarci, i locali vivono sulla socialità. Se questa viene annullata, si annulla il nostro lavoro” ha chiosato Maurizio.
Visto che erano “oltre una cinquantina“, come ha spiegato il ristoratore Alfredo Zini, uno dei promotori della protesta, la polizia li ha però multati per aver violato le prescrizioni per il contenimento del coronavirus, “costituendo assieme ad altre persone un assembramento”.
L’importo della singola sanzione è di 400 euro.