Mettere in campo interventi rapidi sul fronte della sostenibilità ambientale e dell’economia, puntando sulla semplificazione delle procedure e tenendo insieme l’innovazione, di cui l’Italia ha uno straordinario bisogno, e la riduzione delle disuguaglianze, come oggi solo gli investimenti green consentono. Solo così si potrà far ripartire l’Italia in una chiave green affrontando al tempo stesso alcuni problemi oggi ineludibili. È questa la “ricetta green” che Legambiente lancia oggi al Governo, nella settimana di inizio della Fase2 post coronavirus, presentando un pacchetto di 33 proposte che guardano al futuro del Paese e che sono condivise da tante imprese e associazioni del terzo settore. Azioni che l’associazione ambientalista sintetizza in tre grandi campi di intervento: 1) la semplificazione di procedure (quindi a costo zero) con 12 proposte che accelerano gli investimenti per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, l’installazione di reti a banda larga e per le ricariche delle auto elettriche, la semplificazioni in materia di VIA e partecipazione dei cittadini, solo per citarne alcuni; 2) interventi di rilancio dell’economia che indirizzano fondi già stanziati da politiche nazionali e su cui indirizzare le risorse del Green Deal europeo, per un totale di 13 interventi, tra cui la proroga e revisione degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, la creazione di un fondo per l’efficienza energetica e l’accesso al credito da parte delle famiglie, interventi di adattamento ai cambiamenti climatici nei comuni italiani; 3) lo sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali purtroppo in stallo, con nove interventi in campi diversi e strategici che vanno dalla mobilità (sblocco del “buono mobilità” per le famiglie contenuto nel Decreto clima, delle risorse per le piste ciclabili della Legge di Bilancio 2020), per la riqualificazione del patrimonio edilizio (Legge Bilancio 2020), per la realizzazione delle foreste urbane (Decreto clima) fino allo sblocco delle risorse per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (Legge Realacci). E poi completare l’anagrafe dell’edilizia scolastica e accelerare diversi interventi. In particolare, per Legambiente sarebbe importante utilizzare i mesi di chiusura delle scuole per realizzare indagini diagnostiche dei solai, l’adeguamento alla normativa antincendio, le verifiche di vulnerabilità sismica; ma anche interventi di manutenzione ordinaria per implementare sistemi di sicurezza e distanziamento indispensabili nella fase di rientro anche per gli studenti. “I mesi che ci aspettano – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – saranno complicati, ma le decisioni che verranno prese con il prossimo Decreto potranno imprimere una svolta nell’orientare le scelte per il futuro e costruire le condizioni per una transizione climatica che con la Legge di Bilancio, e nuovi provvedimenti ministeriali, potrà avere un’accelerazione virtuosa. Al Governo Conte chiediamo di non commettere l’errore compiuto dopo la crisi del 2008, ossia di rinviare a tempi migliori scelte coraggiose e riforme, varando solo un ennesimo provvedimento di emergenza, che distribuisca risorse a pioggia e acceleri qualche grande opera. L’Italia ha bisogno di rilanciare gli investimenti dopo un taglio del 37% dal 2009 ad oggi e di scegliere gli interventi più utili da un lato ad aiutare le famiglie e le imprese, e dall’altro di rilanciare cantieri diffusi e utili in tutti i Comuni. La sfida è infatti di rilanciare l’economia e di dare risposta anche alle altre due grandi crisi che abbiamo di fronte, quella climatica e quella sociale”.
Se il Paese decidesse di mettere in pratica questa ricetta andrebbe incontro ad importanti vantaggi economici. Ad esempio, con i cantieri per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio si metterebbero in moto investimenti, tra diretti e indiretti, per quasi 9 miliardi di Euro all’anno con 430 mila occupati e con risparmi in bolletta per le famiglie pari a circa 620 euro all’anno. Semplificando gli interventi per portare la banda larga anche nei piccoli comuni e nelle aree interne del Paese si produrrebbero vantaggi economici (con quasi 9 miliardi di euro di investimenti per il cablaggio previsti in tutta Italia), accompagnati da ricadute positive per far tornare a vivere e investire nei borghi. L’economia circolare può diventare il motore del rilancio dei territori: a livello europeo viene stimato al 2030 un beneficio economico dall’adozione di una maggiore spinta in questa direzione pari a 1.800 miliardi di euro annui, favorendo una crescita del Pil fino al 7%. Scegliendo poi la strada di una progettazione di qualità e di veri controlli ambientali si potrebbero cancellare le tante procedure di infrazione europee aperte contro il nostro Paese (in questo momento sono 19 quelle ambientali) che ci hanno costretto in questi anni a pagare oltre 500 milioni di euro di multe per inquinamento e ritardi che, oltretutto, scontano i cittadini.
“L’Italia ha quanto mai bisogno di semplificare procedure troppo complesse e poco trasparenti per decisioni e interventi. – aggiunge Zanchini – Per questo abbiamo presentato proposte già scritte nella forma di emendamento al Decreto di rilancio per quelli che sono gli interventi più urgenti da sbloccare: per portare in tutti i Comuni la banda larga e le ricariche delle auto elettriche, di avere scuole sicure e case dove si riducono le bollette energetiche, di sbloccare gli impianti da rinnovabili, di togliere le barriere non tecnologiche che oggi rallentano l’economia circolare, le bonifiche dei siti inquinati e la rigenerazione urbana. Interventi diffusi, che possono partire in pochi mesi e produrre risultati immediati e a supporto di coloro che più stanno soffrendo l’impatto della crisi. Per essere chiari, esattamente il contrario di quanto avverrebbe se invece si puntasse sulla solita deregulation delle grandi opere, con l’abolizione del codice appalti. Per questo chiediamo al Governo di costruire su queste sfide un confronto con tutti gli interlocutori sociali e economici, di aprire ad idee e proposte, per poi accelerare nel cambiamento di cui abbiamo bisogno”. Nel documento che raccoglie le proposte, Legambiente sottolinea le due fondamentali priorità per uscire dalla crisi peggiore che il Paese ha conosciuto dal dopoguerra ad oggi. Sarà fondamentale aiutare le famiglie, perché si ridurranno inevitabilmente le possibilità di spesa e di investimento anche quando risultano convenienti, in particolare nell’accesso al credito a tassi agevolati per interventi che permettono di ridurre le bollette e di vivere meglio (l’efficientamento energetico delle case, l’installazione di pannelli solari, l’acquisto di mezzi di mobilità elettrici, ecc.).
In parallelo occorre aprire cantieri in ogni parte d’Italia mettendo al centro il ruolo dei Comuni, offrendo supporto nella progettazione e nella gestione degli appalti per rendere possibili interventi che sono di interesse generale, che producono vantaggi immediati per le persone (come l’acquisto di metro e tram, la realizzazione di piste ciclabili corsie preferenziali, gli interventi di messa in sicurezza del territorio e di piantumazione di alberi, l’implementazione della rete fognaria, il recupero degli edifici di edilizia popolare) e l’ambiente, riducendo le disuguaglianze e affrontando anche il tema sempre più rilevante della povertà energetica. Le priorità per il rilancio non devono essere come al solito autostrade e grandi opere, ma gli interventi che i Comuni hanno previsto nei Piani urbani della mobilità sostenibile, puntando a raddoppiare i chilometri di piste ciclabili (i progetti sono per 2.626 km da sommare ai 2.341 esistenti), realizzando 330,5 km di tram e 154 km di metropolitane in larga parte non finanziati. Perché le città saranno il cuore del rilancio post corona virus. Ognuna delle proposte è stata scritta già nella forma di emendamento al prossimo Decreto che il Governo ha annunciato di voler presentare per far ripartire l’economia, ed è immediatamente attuabile con riferimenti normativi e di spesa. Molte di queste proposte intervengono sull’attuazione di provvedimenti “green” messi in campo in questi anni, altre mettono in campo nuove idee che possono anche arrivare a produrre nuove entrate per il Bilancio dello Stato, come avverrebbe con la regolarizzazione dei lavoratori stranieri, altre ancora a ridurre il conto salato che si paga per far fronte alle procedure di infrazione comunitaria su temi come la depurazione e la qualità dell’aria.