Imprese e sindacati sono pronti con una serie di proposte da portare agli stati generali dell’economia annunciati dal premier Giuseppe Conte. La convocazione ufficiale non è ancora arrivata, ma la prima riunione dovrebbe tenersi entro la prossima settimana. E’ lunga l’agenda degli interventi da mettere in campo per affrontare l’impatto devastante del coronavirus sull’economia: riforma fiscale, snellimento della burocrazia, rilancio dell’occupazione, investimenti, infrastrutture, piano speciale per il turismo, accesso facilitato al credito. Il fattore tempo è determinate per le parti, che chiedono al Governo di fare presto perchè l’emergenza sociale rischia di esplodere subito dopo l’estate. Proprio il neopresidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è stato tra i primi a lanciare l’allarme di un autunno caldo. Sono a rischio tra 700mila e un milione di posti di lavoro e i sussidi a pioggia, secondo il leader degli industriali, non funzionano. Per Confindustria occorre puntare su una riforma organica del sistema fiscale. In particolare l’Irap, secondo gli imprenditori, va abolito per tutto il 2020. Bisogna, inoltre, avviare con decisione una semplificazione normativa perchè ridurre la burocrazia è diventata una questione di sopravvivenza per le aziende. Prioritario è, poi, il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture, nella ricerca, nella sanità, nelle politiche attive per il lavoro. In vista degli stati generali dell’economia, Confcommercio ritiene prioritario costruire un sistema-Paese che funzioni meglio e che punti su terziario e servizi, ricerca e sviluppo, innovazione e digitalizzazione, trasporti e logistica, nella sfida di tenere insieme sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale. Entrando nel dettaglio, secondo l’associazione guidata da Carlo Sangalli, occorre una revisione delle scelte in materia di restringimento dell’agibilità dei contratti a termine e del lavoro occasionale. Occorre poi operare per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Bisogna anche agire sul fronte della burocrazia, con una decisa semplificazione, e avviare un riordino del sistema fiscale in un’ottica di progressiva riduzione della pressione complessiva e di accorta azione selettiva di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione.
La Cna sollecita da tempo la partenza del cantiere delle riforme per sbloccare il Paese. Tra le priorità da affrontare, una radicale operazione di semplificazione normativa e burocratica, per facilitare l’avvio e la gestione delle attività produttive, e la realizzazione delle tante piccole e grandi opere pubbliche di costruzione e manutenzione di cui l’Italia ha estremo bisogno. E’ poi fondamentale, per la Cna, una seria riforma del fisco: è una grande opportunità per compiere uno scatto in avanti nella capacità di spesa per modernizzare il Paese. In autunno l’Italia dovrà presentare all’Europa programmi e progetti sui quali investire le ingenti risorse, oltre 150 miliardi di euro, previste dal recovery fund. Tra le priorità per restituire slancio all’economia, il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, indica la “necessità di ridurre le diseconomie esterne alle imprese, a cominciare dalle infrastrutture fisiche e immateriali che consentono il collegamento e lo scambio tra persone, merci, dati”. Bisogna, inoltre, rimuovere tutti gli ostacoli all’attività d’impresa, valorizzare la piccola impresa diffusa di territorio, punto di forza della nostro sistema produttivo. Confesercenti chiede al Governo di predisporre innanzitutto un piano speciale per il turismo, con un forte impegno di investimenti pubblici, in primo luogo sulle infrastrutture, ed interventi mirati e duraturi per tutto il 2020. Inoltre, serve un piano speciale per i negozi di vicinato attraverso strumenti ad hoc, ad esempio una detrazione specifica per sostenere questo tipo di attività. Infine la burocrazia, che va azzerata: la liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto per le Pmi devono avere disponibilità immediata.
Fisco e snellimento della burocrazia sono tra le priorità anche dei sindacati confederali. Ma è soprattuto sul lavoro che Cgil, Cisl, Uil e Ugl avanzeranno all’esecutivo proposte concrete. La Cgil ha più volte nei giorni scorsi acceso i riflettori sulla lotta alla precarietà per affermare il principio di un’occupazione stabile. Sul fisco, il sindacato guidato da Maurizio Landini pensa a una riforma che parta dalla lotta all’evasione fiscale, dalla riduzione dell’uso del contante e dall’aumento del tracciamento per poi rivedere gli scaglioni Irpef a favore di lavoratori e pensionati. Anche la Cisl è pronta a dare un “contributo responsabile” per ricostruire il Paese. Secondo l’organizzazione guidata da Annamaria Furlan, serve un vero e proprio patto sociale per selezionare e condividere gli obiettivi e gli strumenti per spendere bene e rapidamente le ingenti risorse che l’Europa assegnerà all’Italia in tre direzioni: sbloccare tutti i cantieri già finanziati che ammontano a 130 miliardi di euro; investire su innovazione tecnologica, sanità pubblica, scuola, formazione per i giovani, politiche attive, transizione ecologica; riforma fiscale e dell’Irpef per favorire la ripresa dei consumi; un grande piano per la digitalizzazione del Paese; ridurre con un intervento ad hoc il grande divario infrastrutturale e nei servizi tra Nord e Sud. La stessa Uil di Carmelo Barbagallo persegue con determinazione l’idea di un patto per il Paese che coinvolga istituzioni, soggetti politici e parti sociali, perché il rilancio può avvenire solo sulla base di un progetto complessivo condiviso. “Dopo la pandemia – spiega Barbagallo – avremo bisogno di un’impostazione economica da dopoguerra per ridisegnare il Paese. In questo quadro, si possono individuare alcune priorità che, evidentemente, non sono da considerare esaustive”.
La Uil ritiene dirimente una riforma fiscale come base per la redistribuzione della ricchezza a favore, in particolare, dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, categorie che, ad oggi, contribuiscono per il 95% al gettito fiscale. Altrettanto indispensabile, inoltre, è mettere in atto un processo di sburocratizzazione, per consentire la modernizzazione del Paese in un quadro di governo responsabile dell’innovazione digitale. Infine, è impensabile che la crescita possa prescindere dagli investimenti in infrastrutture, salute, sicurezza e conoscenza. “Questo – aggiunge il numero uno della Uil – è un passo fondamentale per creare occupazione stabile, a vantaggio in particolare dei giovani, in una prospettiva di sviluppo strutturato e diffuso”. Il leader dell’Ugl, Paolo Capone, ritiene che sia “necessario adottare un piano Marshall di investimenti sul territorio per incentivare la realizzazione di grandi e piccole opere e far ripartire i numerosi cantieri ancora bloccati. In tal senso, occorre varare un serio piano industriale a medio e lungo termine per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro”. Per l’Ugl è fondamentale anche una riforma fiscale. In questa fase è urgente dare liquidità alle piccole e medie imprese che costituiscono l’asse portante del sistema Paese e per questa ragione “chiediamo al Governo di avviare una poderosa riduzione delle tasse mediante la flat tax e il taglio del cuneo fiscale – aggiunge Capone – misure indispensabili per rilanciare i consumi e favorire così la ripresa economica”. Infine, sburocratizzazione e produttività: “Come evidenziato la settimana scorsa da Banca d’Italia, per incrementare il Pil dell’1,5% l’anno occorre aumentare la produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale l’anno. Quest’obiettivo richiede, tuttavia, un’effettiva opera di sburocratizzazione e semplificazione, cospicui investimenti nella scuola e nelle università, il potenziamento del piano Industria 4.0 e investimenti in green economy. In questo modo si affronta il problema della bassa produttività che in Italia è causata da un blocco culturale e tecnologico”.