Voleva far saltare in aria il Congresso, ma la sua cintura esplosiva era finta. E finti erano i terroristi di al Qaeda che lo avevano reclutato per fargli compiere la missione suicida. Erano, invece, veri agenti dell’Fbi. Amin Khalifi, 29enne di origine marocchina, era convinto stesse per compiere un attacco suicida contro il Congresso ma è stato bloccato ed arrestato a due passi dalla sede di Capitol Hill, sede del Parlamento. Ma in realtà la sostanza che portava indosso, sotto una veste, non era esplosiva. A fornigliela sarebbero stati agenti dell’Fbi che controllavano da settimane, e che per incastrarlo si sono spacciati per emissari di Al Qaida.
L’indagine dell’intelligence americana sarebbe partita più di un anno fa, dopo che alcune conversazioni telefoniche dell’uomo sarebbero state intercettate. Khalifi a telefono parlava della sua intenzione di compiere un attentato. Il marocchino è stato subito messo sotto controllo e poi è scattata la trappola. Finti agenti dell’Fbi si sono spacciati per membri di Al Qaeda ed hanno fornito all’uomo un finto ‘abito-bomba’ ed una pistola non funzionante. Il giovane era pronto all’attacco kamikaze contro Capitol Hill tanto che si sarebbe recato, da vero martire, in una moschea di Washington a pregare.
La trappola è quindi scattata intorno a mezzogiorno, quando Khalifi è stato bloccato in un parcheggio di Constitution Avenue, di fonte al Dipartimento del lavoro e poco distante dalla sede del Congresso statunitense. L’uomo non ha posto alcuna resistenza ed ora sarà portato davanti ai giudici ed andrà incontro a sicuro processo. “Questo arresto – ha spiegato un portavoce dell’Fbi – è il risultato di un’operazione segreta nel corso della quale il sospetto è stato tenuto sotto sorveglianza dalle forze dell’ordine che indagavano su un possibile attacco al Congresso”. “Gli esplosivi che si suppone l’uomo volesse utilizzare nel tentativo di attentato – hanno quindi assicurato gli investigatori – sono stati subito disinnescati e non costituiscono più una minaccia per la popolazione”. Gli agenti incaricati di vigilare sulla sicurezza del Congresso hanno assicurato che “in nessun momento il pubblico o il personale sono stati in pericolo”.