Sono nati in Italia i primi due bambini con la fecondazione assistita eterologa. Una donna di 47 anni che da 15 anni tentava di avere un figlio, è diventata madre grazie alla donazione di ovociti a fresco da parte di una donatrice italiana. L’annuncio è stato fatto dal ginecologo Pasquale Bilotta, che dirige la clinica Alma Res Fertility dove sono nati i bambini. “Volevo rendermi utile, volevo aiutare chi vuole diventare mamma e da sola non ce la fa. Io arrotondo anche con un lavoretto part-time, la donazione non l’ho certo vissuta come un lavoro, ma come un’opera di bene, appunto. Tanto più che il guadagno è stato giusto un rimborso spese”, afferma, in un colloquio la ventiduenne Camilla, studentessa universitaria che ha donato gli ovociti alla clinica Alma Res Fertility. “Anche quando mi facevo le punture sotto la cute della pancia, con la siringa piccola tipo quella per l’insulina, non ho mai sofferto. Anzi, qualche volta me la sono fatta fare persino dal mio ragazzo, così quasi come fosse un gioco. Per me si trattava di piccole azioni che però sapevo essere molto utili a donne che da anni inseguivano il sogno di diventare mamma”, racconta la ragazza. Non sono mai stata perplessa o preoccupata. A parte che è stata una mia scelta del tutto personale, sono ancora tanto giovane, ho la vita davanti e con quel gesto ho potuto aiutare a farne nascere una nuova, ribadisce Camilla. “Ce lo siamo dette varie volte con le altre mie compagne di studi: perché rinunciare alla possibilità di essere di aiuto ad altre donne? Era ora che anche nel nostro Paese consentissero la fecondazione eterologa interrompendo il turismo della procreazione assistita”. La notizia della nascita arriva proprio in coincidenza con il compimento degli undici anni della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita entrata in vigore il 10 marzo del 2004. E’ stato utilizzato il trasferimento in utero di due embrioni allo stadio di blastocisti, cioè mantenuti in incubatore fino al quinto giorno di sviluppo. Il parto è avvenuto prematuramente con quattro settimane di anticipo e con taglio cesareo ma i piccoli e la mamma, ha spiegato il ginecologo, stanno bene. E’ stato utilizzato il seme del marito e per scegliere la donatrice è stata verificata la compatibilità del gruppo sanguigno e le caratteristiche fenotipiche, il colore degli occhi, dei capelli, eccetera, della donna che ha ricevuto la donazione. Le donatrici hanno ricevuto un rimborso spese, come indicato dalla attuale normativa. Ma per la legge 40 sono in arrivo altre novità: è prevista infatti ad aprile, a poche settimane da questo suo ‘compleanno’ l’udienza della Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sul divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili ai figli.
Sottoposta a referendum, la legge 40 è stata uno dei provvedimenti più contestati della storia repubblicana, tanto da essere ‘smontata’ pezzo pezzo nelle aule di tribunale per ben 33 volte. Da quelli di primo grado fino alla Corte Costituzionale e la Corte europea dei diritti di Strasburgo, i giudici hanno eliminato 4 divieti, tra cui l’ultimo è stato quello di fecondazione eterologa. Ma le battaglie giudiziarie non sono ancora terminate. Come spiega una scheda dell’associazione Luca Coscioni, che ha seguito legalmente diverse coppie in questi anni, è prevista per il 14 aprile infatti l’udienza davanti alla Consulta in cui verrà discussa la legittimità costituzionale del divieto diagnosi preimpianto per le coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili ai figli, e si è in attesa di udienza sia presso la Consulta che la Grand Chambre della Corte europea per il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e la revoca del consenso. In questi anni, sono stati eliminati il divieto di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di fecondazione eterologa e di accesso alla diagnosi pre-impianto per le coppie infertili, mentre è rimasto in vigore il divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omossesuali.
”E’ un bilancio positivo quello di questi 11 anni – spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni – perchè sono stati cancellati i divieti più brutti, grazie al lavoro delle associazioni di pazienti come la nostra, a cui si sono rivolte molte coppie. E’ stata una battaglia per la libertà di accesso alle tecniche e di garanzia del rispetto del diritto alla salute”. Questi 11 anni hanno però evidenziato, conclude Gallo, ”la distanza e l’inadeguatezza del Parlamento sui temi che riguardano la libertà delle persone. Sarebbe opportuno che intervenisse prima della Consulta, ma credo che rimarremo delusi ancora una volta”.