Fibromialgia, chi è Antonio Di Carlo che promette di curarla con gli integratori

La fibromialgia è una sindrome autoimmune caratterizzata da intenso dolore muscolare cronico associato a rigidità, astenia, insonnia, alterazioni della sensibilità (come eccessiva percezione degli stimoli) e calo dei livelli di serotonina. Di solito per dare sollievo vengono prescritti antidolorifici, antinfiammatori, antidepressivi, paracetamolo, oppiacei. Farmaci però che non risolvono il problema in modo definitivo. Il dottor Antonio Di Carlo propone invece una cura che si basa su una corretta alimentazione e sull’assunzione di integratori naturali.

Secondo Di Carlo noi siamo quello che mangiamo. Introdurre nell’organismo cibi sbagliati, significa esporsi a malattie che vanno dal meteorismo al colon irritabile, fino al lupus, alla fibromialgia e all’artrite reumatoide. Secondo il suo protocollo dalla dieta vanno eliminate alcune categorie di cibo, in particolare quelle che contengono solanina, glutine, caseina. Dunque, non si dovrebbero mangiare: pomodori, peperoni, melanzane, le farine in generale e quasi tutti i legumi. Mentre andrebbero assunti integratori a base di curcuma, ribes, zenzero e magnesio.

Antonio Di Carlo si basa su alcuni recenti studi americani secondo i quali la causa delle patologie autoimmuni è da rintracciare nella cosiddetta Sindrome dell’Intestino Permeabile che permette alle tossine di entrare nel sangue e circolare in tutto il corpo scatenando così la reazione del sistema immunitario verso gli organi.

Di Carlo ha aperto su Facebook un gruppo chiamato “Fibromialgia dolore cronico le nuove frontiere” che conta già 14mila iscritti ed è il primo gruppo al mondo di medicina naturale.

In Italia la fibromialgia colpisce 1,5-2 milioni di persone. Per anni chi ne soffre è stato considerato come ipocondriaco o depresso. E ancor oggi nel nostro Paese molti dottori la considerano come una sindrome psicosomatica.

Le possibili cure sono oggetto di continui studi: la malattia potrebbe essere riconducibile all’attività lavorativa svolta dal soggetto debilitato, ad una familiarità genetica, a reazioni allergiche o da avvelenamento del sistema immunitario, che abbiano causato un tilt dei maggiori recettori neurologici. La reale eziologia è sconosciuta, ma è considerata una malattia reumatica.

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