Rolando Del Torchio, l’italiano rapito nell’ottobre del 2015 a Dipolog City nelle Filippine, è stato rilasciato oggi e si trova sotto la custodia delle Autorità filippine che lo hanno individuato nell’isola di Sulu. L’Ambasciata d’Italia a Manila e l’Unità di Crisi della Farnesina, che sono rimaste attive durante tutto lo svolgimento della vicenda, sono in contatto anche con i familiari del connazionale in Italia e forniranno tutta l’assistenza necessaria nelle fasi successive al rilascio. La Farnesina ringrazia le autorità di Manila per l’eccellente collaborazione e l’impegno, che hanno consentito il rilascio del connazionale. Del Torchio, 56 anni, era stato sequestrato nel suo ristorante ‘Ur Choice Cafe’, nel sud della Filippine. Il rapimento non era mai stato rivendicato ma gli investigatori avevano puntato subito su Abu Sayyaf, il gruppo terroristico noto per la sua strategia di rapimenti a scopo di estorsione e che ha lo roccaforte sull’isola di Sulu, dove è stato individuato l’ostaggio italiano. Del Torchio è nato ad Angera, in provincia di Varese, laureato in agraria, è arrivato per la prima volta nelle Filippine nel 1988 come missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) ed ha poi dismesso la tonaca nel 1996. Secondo alcuni media locali, Del Torchio, che aveva lavorato quattro anni a Napoli con l’allora cardinale Joseph Ratzinger, aveva preso tale decisione scandalizzato dall’emergere del fenomeno pedofilia all’interno della Chiesa che ha toccato anche le Filippine: ‘Le dimissioni di Benedetto XVI non hanno niente a che fare con la sua salute o con la sua età’, aveva commentato Del Torchio, ‘è stato sopraffatto dalle lotte di potere in un Vaticano incapace di liberare la gerarchia dalle sue malattie come la pedofilia e la corruzione’. Aveva comunque scelto di rimanere sull’isola di Mindanao, nel sud del paese, per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori della zona, dedicandosi a istituire cooperative per migliorare le loro condizioni in un’area ricca di risorse, ma tra le piu’ povere dell’arcipelago a maggioranza cattolica. Tale impegno gli era costato minacce di morte e di rapimenti da parte dei potenti clan locali. Dopo aver smesso la tonaca l’ex sacerdote era comunque rimasto a Mindanao, stabilendosi a Dipolog City e aprendo il suo ristorante ‘Ur Choice Cafè’, dove fu rapito. A Mindanao e nella stessa Dipolog, capitale della provincia di Zamboanga del Norte, sono presenti diversi gruppi ribelli musulmani, parte di una guerriglia separatista per ricavare maggiore autonomia in un arcipelago a maggioranza cattolica. Alcuni di questi gruppi sono più che altro bande di criminali, che si finanziano anche con il rapimento di turisti e cittadini stranieri.
Luigi Viscardi