Non accettiamo la logica che i Comuni siano considerati come qualunque altra categoria, le Autonomie locali sono Istituzioni riconosciute e tutelate a partire dagli artt.. 5 e 114 della Costituzione e dall’art. 15 dello Statuto della Regione siciliana”. Hanno dichiarato Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’ANCI Sicilia auditi stamattina in Commissione Bilancio all’ARS, presieduta dall’on.le Dario Daidone, alla presenza dell’assessore alle autonomie locali, Andrea Messina, in merito ai contenuti della Finanziaria e del Bilancio regionali, che nei primi giorni di dicembre andrà in discussione in Aula.
“Abbiamo rappresentato la necessità di continuare ad erogare i servizi essenziali avendo le risorse necessarie per bilanciare gli effetti legati al blocco di risorse nell’FCDE, all’aumento dei costi relativi agli adeguamenti contrattuali dei dipendenti, all’incremento della spesa per i servizi sociali affidati a terzi e per i significativi effetti dell’inflazione, rispetto alla quale gli Enti locali sono le uniche istituzioni a non poter operare alcuna compensazione”. Aggiungono Amenta e Alvano.
“Il neopresidente dell’ANCI Gaetano Manfredi, in occasione dell’Assemblea nazionale, svoltasi la scorsa settimana a Torino, ha preso l’impegno di costituire uno specifico gruppo di lavoro sulle crisi finanziarie dei comuni siciliani e riteniamo che un’analoga e parallela iniziativa debba essere intrapresa anche in ambito regionale”. Precisano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano.
L’ANCI Sicilia ha consegnato ai componenti la Commissione un documento che analizza la grave sperequazione che caratterizza i trasferimenti regionali e che evidenzia squilibri non più tollerabili per cui è diventato urgente intervenire attraverso una precisa scelta normativa a partire dall’istituzione di un fondo perequativo che dovrà portare, in una prospettiva pluriennale, al raddoppio del Fondo per le Autonomie e alla riprogrammazione della norma che finanzia gli extracosti dei rifiuti e il contributo per i comuni in crisi finanziaria. A titolo esemplificativo possiamo citare, infatti, i comuni di Camporeale e Trappeto che a fronte di una differenza di popolazione pari a pochissime unità, secondo l’ultimo censimento Camporeale ha una popolazione di 2.998 abitanti e Trappeto di 3.062, hanno una notevole differenza nelle assegnazioni, il primo percepisce, infatti, come assegnazione di parte corrente per l’anno 2024, 1.337.650 euro, con una quota pro-capite di 446 euro, mentre il secondo un’assegnazione di 458.860 e una quota pro-capite di 149 euro.
Volendo continuare con gli esempi fra i Comuni con meno di 5.000 abitanti possiamo mettere a confronto San Vito Lo Capo e Linguaglossa, il primo con una popolazione di 4.813 abitanti percepisce 827.780 euro con un’assegnazione pro-capite di 171 euro; il secondo con una popolazione di 5.018 abitanti ha un’assegnazione di 441.717 euro e di conseguenza una quota pro-capite di 88 euro. E per finire potremmo citare anche Catenanuova e Rosolini il primo dei quali con 4.461 abitanti percepisce1.573.000 euro e una quota pro-capite pari a 352 euro, mentre il secondo con una popolazione di 20.602 abitanti percepisce 546.000 euro che corrispondono a una quota pro-capite di 26 euro.
“I temi d’interesse delle Autonomie locali sono centrali per ogni regione d’Italia e il nostro auspicio è che anche la Sicilia rafforzi una visione istituzionale nei rapporti Regione- Enti locali – conclude il presidente Amenta – superando in questo modo la carenza di confronto costruttivo dovuto all’assenza del Consiglio delle Autonomie locali e a scelte finanziarie specifiche che vanno verso molteplici, ma mai incisive, azioni. Iniziative che vengono spesso attuate per dare risposte a singoli contesti territoriali, senza mai affrontare, come invoca ANCI Sicilia da tempo, concretamente gli aspetti strutturali della condizione degli Enti locali”.