Fino al 10 dicembre al Teatro Vascello di Roma in scena ‘Saved’ di Edward Bond

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Barbara Lalle un articolo che riguarda ‘Saved’ in scena al Teatro Vascello di Roma:
Arrivati al teatro Vascello di Roma in via Carini abbiamo subito capito di aver fatto un viaggio e un salto all’indietro nel tempo. Al botteghino, ad accogliere gli spettatori e il pubblico al debutto del 29 novembre di ‘Saved’ di Edward Bond, c’era una jam session che suonava e cantava musica a metà tra il grunge di Seattle e il punk con anfibi, camice di flanella, mohicana in testa, t-shirt con slogan no-war  
Un ritorno di primi anni ’90 che rimandavano agli anni ’70 e ai fermenti visionari, urbani e ribelli dei Clash, dei Sex Pistols e dei Ramones  C’era un impercettibile odore astratto di fumo e pinte di birra, un’accoglienza pertinente e preparatoria dell’opera che a breve distanza sarebbe stata messa in scena.
‘Saved’ verrà replicato fino al 10 dicembre al Vascello, teatro romano che si è molto impegnato in questo progetto, sostenuto e finanziato da Acea, con un anno di produzione e sei settimane di allestimento e che vede all’opera grandi professionisti e giovani emergenti, per alcuni di loro è un vero e proprio debutto.
Edward Bond è uno sceneggiatore, regista e drammaturgo nato a Londra, da quei ghetti, dove prosperano miseria, violenza e disagio sociale, provengono sue opere che vogliono essere una lucida rilettura, una denuncia spietata ma anche una precisa forma di impegno e attivismo.
Nel 1965 Bond immortala un fotogramma della periferia londinese, abbastanza vicino alla realtà delle nostre città, dove gli uomini e le donne non hanno ricevuto una formazione adeguata per compiere scelte consapevoli e positive e non per questo sono da definirsi negativi o non-buoni. Lui a 86 anni si definisce ancora un ‘estremista’.
‘Saved’ è una tragedia politica, ancor prima di essere una trattazione psicologica. Gli interpreti sono Francesco Biscione, Manuela Kustermann, Lucia Lavia, Gianluca Merolli, Marco Rossetti Con loro ci sono anche Antonio Bandiera, Carolina Cametti, Michele Costabile, Marco Rizzo e Giovanni Serratore. La regia è di Gianluca Merolli. Il linguaggio slang, stile cockney è stato tradotto e riadattato dal bravissimo Tommaso Spinelli che ha saputo, con una forma linguistica dialettale, rievocare un immaginario malavitoso universale.
La storia narra le vicende di una famiglia e di un gruppo di giovani, responsabili o colpevoli di un infanticidio: un neonato viene lapidato in carrozzina per mano del padre e dei suoi amici. Tutti sono intrappolati in un meccanismo piatto e depresso di vita quotidiana. L’unico mezzo di sopravvivenza è la crudeltà. Harry e Mary, nonni del bimbo ucciso, non sono stati capaci di indicare alla figlia Pam un’alternativa possibile per realizzare una forma di salvezza, né di essere un esempio per Len e Fred. Nella loro famiglia sono stati capaci di trasmettere solo il bieco terrore nei loro rapporti.
Una sorta di autoritarismo renitente e disertore del proprio ruolo etico. I genitori che esattamente come i politici, la scuola, gli artisti dovrebbero condurre ad una o più forme di salvezza per evitare il collasso e l’armageddon dell’umanità, a volte falliscono perché sono poveri, mutilati, difettosi o semplicemente anaffettivi.
‘Saved’ è una metafora sulla morte dell’innocenza, sul banco degli imputati c’è tutta la società nel suo complesso e c’è soprattutto che dovrebbe condurre le nuove generazioni alla salvezza. Nel finale entra in gioco la speranza per la salvezza che vuole portare il pubblico a mettersi in discussione interrogandosi.
Qualcuno o qualcosa si salva. Chi? E dove scovarlo? Nell’incontro sincero? Nel silenzio che produce pensiero? Nel congedo da una prospettiva letale? Nelle instancabili domande di Len? Nell’atto di aggiustare qualcosa, una sedia rotta ad esempio, e ripartire da lì, dall’agire?. Il teatro lancia così le domande evitando accuratamente di confezionare risposte.
Barbara Lalle

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