“Ormai è a rischio l’intero comparto, in cui operano 1,3 milioni di addetti. Occorre dare subito una prospettiva.
Chiudiamo il 2020 con 40 miliardi di minor fatturato. Di fronte ad un danno di questa portata, abbiamo ricevuto ristori per quasi 2,5 miliardi. Sono assolutamente inadeguati e quasi offensivi se considerati esaustivi e non un acconto rispetto al dovuto. Bisogna salvare le imprese”. Così il vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano, descrive “il rosso profondo” dei pubblici esercizi in questi mesi di pandemia e di chiusure delle attività, dai ristoranti ai bar ai locali di intrattenimento, in vista dell’incontro, lunedì pomeriggio, delle associazioni e dei sindacati di categoria con il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e del decreto Ristori 5. “Bisogna aumentare i ristori, rapportandoli alle perdite effettive subite e calcolandoli su base annuale.
Altrimenti saremo tecnicamente falliti” e, prosegue, serve anche un intervento per “riparametrare ogni fonte di costo”.
Sull’iniziativa #ioapro nata sui social tra i ristoratori, dice che “è stata un flop. Non è stata sostenuta dalle nostre categorie, che hanno seguito un atteggiamento di responsabilità e di legalità. Condividiamo le ragioni della protesta ma non il metodo: c’è differenza tra un ‘mi piace’ sui social e la realtà, e questa iniziativa avrebbe esposto aziende e clienti a rischi estremamente pesanti. Il ruolo delle associazioni di categoria è di proteggere e rappresentare e non di usare mal di pancia e drammi. Le persone vanno aiutate e sostenute con responsabilità.
Non si può usare la disperazione per infrangere la legge”.
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