Firenze, sul campanile graffiti digitali. Ecco la app per dire addio alle scritte

 È un’abitudine antica come l’uomo e se  i graffiti rupestri  sono arrivati fino a noi a distanza di 20.000 anni, è in qualche modo è comprensibile  l’esigenza che l’essere umano continua a manifestare a distanza di secoli, e in ogni dove con il lasciare una traccia del suo passaggio. Gettata la clava e finita l’epoca delle grotte, il fenomeno non sembra destinato all’estinzione, anzi. Solo che oggi turisti e studenti ‘firmano’ le pareti di edifici storici, monumenti, opere d’arte, fontane e sculture con qualsiasi sostanza, dal pennarello al rossetto, passando dagli spray a punte e lame per incidere; con il passare degli anni le scritte si ‘calcificano’ danneggiando le superfici.  Per arginare il fenomeno, nell’eterna lotta contro le scritte, l’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze  ha ripulito le pareti del Campanile di Giotto e creato una serie di ‘totem digitali’ in grado di soddisfare l’esigenza del graffitaro moderno, liberandosi dall’onere di dover poi ripulire muri e facciate. Grazie all’app ‘Autography’ è infatti possibile lasciare le proprie ‘memorie’ in digitale anziché sulle pareti.  I messaggi, trasmessi in rete, sono poi visibili sul sito dell’Opera, archiviati e stampati in un apposito volume annuale e  conservati nell’Archivio storico dell’Opera di Santa Maria del Fiore e resi consultabili. Si tratta del primo vero grande intervento di rimozione delle scritte e degli atti vandalici eseguito sul Campanile di Giotto che versava in condizioni di degrado e sporcizia  che ha permesso l’eliminazione di tutte le scritte non storicizzate che erano presenti sul monumento e sui vari tipi di supporto. Gli interni del Campanile (414 scalini per un milione e 300mila visitatori ogni anno) erano in cattive condizioni, deturpati da scritte, graffiti, lesioni sui muri, scagliature delle pietre, muffe e guano.  

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