La riforma del Fisco è attesa in Consiglio dei ministri in questa settimana. come conferma confermarlo il viceministro all’Economia, Maurizio Leo. Poi la parola spetterà al Parlamento. Leo ha confermato anche che il governo è al lavoro su una ipotesi di Iva zero per alcuni generi di prima necessità.
Si parla di prodotti come pasta, pane, latte. Si tratta di «una delle ipotesi, perché la normativa europea prevede anche l’aliquota zero, ma si deve lavorare», ha chiarito il viceministro nel corso della presentazione alla Camera dei risultati dell’attività dell’Agenzia delle Entrate e Agenzia della Riscossione nel 2022. L’informazione era già filtrata dopo l’intervento in commissione Finanze alla Camera del sottosegretario Sandra Savino, che rispondendo a una interrogazione di FdI aveva indicato fra le linee guida anche la riduzione dell’Irpef per i dipendenti.
Per quanto riguarda l’Iva si ragiona comunque di un riordino generale, che, oltre a prevedere di portarla a zero per alcuni prodotti, potrebbe prevede anche la riduzione per altri prodotti. Secondo il Codacons queste misure potrebbero consentire un risparmio di circa 300 euro a famiglia. Inoltre, il governo starebbe studiando il modo per semplificare la vita ai contribuenti rendendo più agevoli meccanismi come la detrazione e i rimborsi, anche nell’ottica di rendere più rapidi i pagamenti dei crediti alle imprese, assicurando così una maggiore liquidità.
Nel testo è presente, inoltre, la riforma delle aliquote, con una riduzione di tre a quattro, e delle detrazioni, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori dipendenti rafforzando le buste paga. «Penso che ci siano le condizioni per ridurre il numero delle aliquote: si può arrivare a un sistema a 3, ci stiamo lavorando con la Ragioneria», ha detto Leo, aggiungendo che «abbiamo circa 600 tax expenditure (detrazioni e deduzioni, ndr) che cubano 156 miliardi. Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote». Prevista inoltre anche la riscrittura dell’Ires, per andare incontro alle esigenze delle aziende e contemplando uno sconto specifico per chi investe in beni strumentali e assunzioni di over 50 o percettori di reddito di cittadinanza.
Fra le novità in vista c’è anche un cambio di passo negli accertamenti fiscali: le piccole imprese avranno la possibilità di aderire a una dichiarazione precompilata biennale approntata dall’Agenzia delle entrate, che li metterà al riparo da controlli per due anni; le grandi imprese, invece, si potranno giovare di un meccanismo rafforzato di “cooperative compliance” per negoziare col fisco. Più in generale l’obiettivo è quello di costruire un nuovo rapporto tra Stato e contribuenti.
«Siamo molto ansiosi di vedere la riforma, ma non avendo ancora un testo non possiamo esprimere giudizi», ha detto il presidente di Confindustria Bonomi, sottolineando che «ci aspettiamo una riforma organica». «Se parliamo di fisco d’impresa pensiamo si debba cambiare il paradigma: non più un fisco volto solo a essere visto come gettito fiscale per lo Stato, ma un fisco amico, così è stato dichiarato, delle imprese, di chi vuole fare, che premi chi investe, che premi chi capitalizza le proprie imprese», ha aggiunto, chiarendo che «se si pensa di usare il fisco di impresa come leva per le assunzioni, crediamo invece sia un’altra la strada da seguire, ovvero quella delle decontribuzioni».
Della centralità di una nuova mentalità aveva parlato i il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando che «il dialogo con i contribuenti e la segnalazione di eventuali anomalie sono sicuramente leve da utilizzare per ridurre il ricorso a misure invasive e aumentare la fiducia nel rapporto tra Stato e cittadini. Ciò aiuta ad instaurare un clima favorevole alle attività di impresa e promuovere una ottimale allocazione delle risorse che può aumentare il potenziale di crescita dell’economia».
Il tema è stato anche al centro della riflessione di Stefano Cuzzilla, presidente Cida. «Accogliamo con plauso l’approdo, entro la settimana, in Consiglio dei ministri della legge delega sulla riforma del fisco con l’obiettivo di rivoluzionare un sistema tributario ormai datato», ha detto, sottolineando che «il fisco è una leva propulsiva importante per la nostra economia e non possiamo restare ancorati a un sistema tributario obsoleto». «Serve – ha sottolineato Cuzzilla – una riforma strutturata che riequilibri il rapporto contribuente e fisco al fine di combattere in maniera preventiva l’evasione e che ponga dipendenti e pensionati al centro del sistema».
Il presidente della Cida, quindi, citando i dati elaborati da Itinerari Previdenziali sul calo del gettito nel 2021, ha auspicato che «nel testo della riforma il governo tenga conto di ciò con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività e l’equilibrio dei conti pubblici e di perseguire con determinazione l’azione di contrasto all’evasione fiscale». «Noi di Cida ci siamo già messi a disposizione del governo e siamo pronti a collaborare fornendo dati e analisi a supporto affinché si possa giungere a un testo condiviso che tuteli le categorie meno abbienti, senza colpire nuovamente i redditi da lavoro medio-alti già tartassati», ha concluso Cuzzilla.