Sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per oltre 103 mila euro e 53 persone denunciate. E’ il bilancio dell’operazione “Ritorno in bici” con la quale i finanzieri del Comando provinciale di Vicenza hanno scoperto un giro di fatture false per sponsorizzazioni nel ciclismo. Dei denunciati, 5 sono responsabili, a diverso titolo, di due associazioni sportive dilettantistiche di Breganze: A.N., 70 anni, di Breganze (Vicenza), A.G., 78 anni, di San Martino di Lupari (Padova), F.C., 52 anni, di Curtarolo (Padova), P.G., 38 anni, di Vedelago (Treviso) e R.R., 46 anni, di Colceresa (Vicenza). Gli altri 48 sono titolari di aziende che hanno ricevuto dalle associazioni e contabilizzato in dichiarazione fatture per operazioni parzialmente inesistenti, in quanto riportanti importi superiori a quelli effettivi.
Le indagini sono partite dalla denuncia di un cittadino, ciclista associato ad una societa’ sportiva dilettantistica, che ha evidenziato dubbi in ordine a presunti redditi conseguiti dalla stessa associazione, che pregiudicavano la sua corretta posizione fiscale. Gli approfondimenti dei finanzieri del Gruppo di Bassano del Grappa hanno consentito di ricostruire un articolato meccanismo di evasione fiscale, perpetrato mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e l’indebito utilizzo di carte di credito. In particolare, l’associazione della quale il ciclista faceva parte emetteva sistematicamente fatture per operazioni parzialmente inesistenti, aumentandone l’importo, in relazione a prestazioni di sponsorizzazione rese in favore di diverse imprese venete. Le fatture “gonfiate” permettevano agli sponsor, utilizzatori delle stesse, di dedurre un maggiore imponibile di quello effettivamente pagato e di detrarre maggiore Iva. L’associazione, potendo vantare su un regime fiscale agevolato che permette il pagamento delle imposte sulla base di una percentuale dei ricavi, una volta incassate le somme, restituiva parte delle stesse alle aziende sponsorizzatrici. Per ricavare il contante da retrocedere ed evitare prelievi bancari diretti – circostanza suscettibile di potenziali segnalazioni – i gestori delle associazioni avevano ingegnato un metodo sofisticato.
In sostanza, simulando la corresponsione di somme per prestazioni sportive a decine di associati, effettuavano versamenti su Iban riferibili a carte prepagate intestate agli atleti, carte che di fatto erano nella disponibilita’ dei responsabili delle associazioni stesse. Versate le somme, si premuravano di ritirarle con un semplicissimo prelievo agli sportelli automatici, in modo frazionato e, apparentemente, senza ingenerare alcun sospetto, se non quello nato negli investigatori quando, esaminando i dati dei prelievi e delle celle telefoniche dei cellulari degli indagati, sono emersi anomali prelievi eseguiti, nel giro di pochissimi minuti, da decine di atleti allo stesso sportello automatico, proprio in coincidenza con la presenza di qualche indagato in quella precisa posizione. Le evidenti anomalie sono state confermate in fase di perquisizione presso le abitazioni degli indagati e gli uffici delle societa’ interessate, dove le fiamme gialle hanno trovato importanti elementi inerenti le restituzioni in contanti che venivano eseguite ai soggetti formalmente destinatari di fatture di vendita, tra i quali degli inequivocabili file in formato excel con il resoconto della gestione reale degli effettivi flussi monetari delle associazioni. Alla fine, i finanzieri hanno denunciato i 5 responsabili delle associazioni, in concorso, per avere emesso fatture false per complessivi 1,4 milioni di euro, alle quali e’ seguita la restituzione di circa 750.000 euro in contanti, e per avere indebitamente utilizzato carte di credito e di pagamento effettuando 766 prelievi illeciti agli sportelli Atm. I 48 titolari di imprese che hanno ricevuto le fatture, invece, sono stati denunciati per avere utilizzato in dichiarazione le fatture false. Nei confronti di alcuni e’ scattato il sequestro preventivo, per una somma complessiva di 103.407 euro; a carico di tutti sono stati constatati elementi negativi non deducibili per circa 400 mila euro ed Iva dovuta per circa 85 mila euro, con importanti recuperi da parte dell’erario.