E’ il solito copione, che si ripete anno dopo anno, ma vale la pena soffermarsi e ripeterlo: in Italia le tasse le pagano in pochi perché sono troppo alte, e sono troppo alte perché le pagano in pochi. A fronte di servizi sempre meno corposi. Sta di fatto che a sostenere il peso fiscale del Pese è una platea limitata di lavoratori e pensionati, che reggono un sistema in cui sono i furbi a non pagare ma ad usufruire comunque dei servizi pubblici.
Il 12 per cento dei contribuenti italiani paga il 58 per cento delle tasse riscosse sul reddito. Chi paga integralmente le tasse per trattenuta alla fonte (lavoratori dipendenti e pensionati) sostiene e paga gran parte dell’Irpef . Al contrario l’Iva che grava soprattutto sul lavoro autonomo è la tassa più evasa d’Italia. E questo più o meno è noto da anni e anni, anche se mai assimilato dalla politica e dalla pubblica opinione che amano parlare di una esasperata tassazione in generale
Il gettito Irpef al netto del “bonus Renzi” (di cui beneficiano 11,7 milioni di contribuenti per un costo di 9,5 miliardi) è pari a 164,701 miliardi (così suddivisi 147,9, l’89,84% del totale, dall’Irpef vera e propria; 11,9 miliardi per l’addizionale regionale e 4,8 miliardi per quella comunale). Il grosso di questi 164 miliardi è a carico del 12,28% di contribuenti, poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano redditi da 35 mila euro in su e che pagano ben il 57,88% contro il 2,62% pagato dal 45,19% di dichiaranti.
Ricapitolando: 1) I contribuenti con redditi lordi sopra i 100 mila euro (per inciso: il netto di 100 mila euro è pari a circa di 52 mila euro) sono l’1,13%, pari a 467.442 contribuenti, che tuttavia pagano il 19,35% di tutta l’Irpef; 2) tra 200 e 300 mila euro di reddito troviamo lo 0,176%, circa 59 mila contribuenti che pagano il 2,99% dell’Irpef; 3) sopra i 300 mila euro solo lo 0,093% dei contribuenti versanti, circa 38.227 persone che pagano però il 5,93% dell’Irpef.