Fisco, Leo demolisce la ‘ricetta Gualtieri’: Più Iva su hotel e ristoranti colpirà solo le famiglie

Maurizio Leo, un tempo capo degli 007 del Secit e per alcuni anni esponente di punta di Alleanza Nazionale. Un impegno politico concepito come il prolungamento di quello professionale. Chi lo ha conosciuto tra gli scranni di Montecitorio, lo ricorda perennemente alle prese con numeri ed aliquote.Oggi è avvocato cassazionista e tra i più apprezzati docenti di diritto tributario. Uno, insomma, che sa quello che dice. Leo è il candidato del centrodestra alle elezioni suppletive nel collegio di Roma 1, lasciato libero da Paolo Gentiloni dopo la nomina a commissario Ue. Fortemente voluto da Giorgia Meloni. A contendergli l’elezione, fissata al prossimo 1° marzo, l’attuale ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Non stupisce, quindi, che a caratterizzare la campagna elettorale sia il tema delle tasse.

Maurizio Leo è candidato di FdI nel collegio 1 di Roma

E Leo non è affatto tenero con il proprio competitore. Anzi. Nel suo mirino è finito il vertice tenuto dalla maggioranza giallo-rossa sulla riforma fiscale. La prova, per il professore, che «il governo è molto concentrato sulla ricerca di misure di spesa utili a recuperare consenso». Ma anche la conferma che «ha idee molto confuse sul modo in cui individuare le risorse». C’è una vulgata da sfatare, premette il candidato di FdI, e riguarda l’Iva. Già, perché a suo dire le famose clausole di salvaguardia di 20 e 27 miliardi, «non sono state affatto sterilizzate, come improvvidamente qualcuno dichiara, ma semplicemente rinviate».

Anche Monti colpì i beni di lusso: un flop colossale

Significa che se il governo vuole davvero riformare l’Irpef abbassando le tasse, dovrebbe, spiega il professore, «rinunciare ad alcune misure costose e sbagliate». Ad esempio, il reddito di cittadinanza. Proprio attraverso Gualtieri, il Conte-bis vuole invece fare l’esatto contrario: inasprire l’Iva su hotel e ristoranti e su non ben identificati beni di lusso. «Una ipotesi –  prosegue – che andrebbe a penalizzare anche la famiglia che va al ristorante o in pizzeria una volta a settimana». «L’ipotesi dello switch tra Iva e Irpef – argomenta Leo – arriva all’indomani dalla mancata proroga della cedolare secca per gli affitti commerciali. Una scelta che Confedilizia giustamente ha liquidato come “gravissima”». Il candidato della Meloni parla di «misure boomerang». Molto simili, ricorda, alla famosa tassa sulle barche del governo Monti. E che rischiano di produrre lo stesso flop l’identico effetto depressivo su Pil e consumi.

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