Nuova imposta occulta sulle partite Iva nella legge di Bilancio. Il decreto legge fiscale che è stato approvato dalla Camera ed è al vaglio del Senato prevede per tutte le partite Iva (imprese artigiane, commercianti e professionisti) un carico di 8 nuovi adempimenti che comportano costi stimati in 480 euro annui nel 2017 e 720 già dal 2018 per ciascun soggetto. In questo modo il governo pensa di recuperare 2 miliardi nel 2017.
L’ulteriore penalizzazione delle partite Iva rischia di mettere in croce una categoria di professionisti già oberata da un calendario di scadenze fiscali fitto, perché quelle che erano disposizioni da osservare una volta l’anno diventano trimestrali. Si tratta della della trimestralizzazione del cosiddetto spesometro e la comunicazione ogni tre mesi dei dati delle liquidazioni periodiche dell’Iva.
Non si comprende, sostiene Andrea Dili presidente di Confprofessioni Lazio, come a fronte di provvedimenti governativi che vanno nella giusta direzione ovvero studi di settore, superammortamenti, disegno di legge sul lavoro autonomo si introducono invece contestualmente norme che accrescono il peso della burocrazia, scoraggiano gli investimenti e finiscono per pesare su chi le tasse le paga già.
In questo accanimento del governo contro le partite Iva si legge un contrasto di vedute tra palazzo Chigi da una parte e l’agenzia delle Entrate e il ministero dell’Economia dall’altra. I primi sostengono la linea di un fisco che deve dare fiducia, i secondi hanno necessità di immediata di inserire coperture nella legge di Bilancio e di dare una svolta alla lotta all’evasione dell’Iva. Obbligando imprese e professionisti a fare quattro invii di dati all’anno invece di uno, non è detto né che i controlli riescano a essere tempestivi né che si riescano a reperire i 2 miliardi della discordia.