Mercoledì 8 Giugno, come anticipato nell’articolo in una votazione in Plenaria, gli eurodeputati hanno adottato il loro mandato per negoziare con i governi UE i livelli di riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi.
Il testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni.
I deputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni.
Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del PE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.
Passa, inoltre, in questa giornata concitata, che ha messo a dura prova la maggioranza Ursula l’emendamento “salva Ferrari”, presentato con il chiaro obiettivo di salvaguardare la produzione di supercar nella motor valley dell’Emilia-Romagna da parte degli eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti, per prolungare la deroga alle regole Ue sugli standard di emissione della CO2 di cui beneficiano i produttori di nicchia.
La Plenaria ha concesso una deroga per i piccoli produttori di auto e furgoni fino al 2036.
Sempre nell’ambito del pacchetto “Pronti per il 55% nel 2030”, ovvero il piano UE per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in linea con la Legge UE sul clima, sempre Mercoledì 8 Giugno, il Parlamento ha adottato la sua posizione negoziale su una proposta di legge per migliorare i pozzi naturali di assorbimento del carbonio nel settore dell’Uso del suolo, dei cambiamenti di uso del suolo e forestale (Land use, land use change and forestry sector – LULUCF), con lo scopo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Il testo legislativo è stato approvato con 472 voti favorevoli, 124 contrari e 22 astensioni.
Gli eurodeputati sostengono la proposta della Commissione secondo cui l’obiettivo UE per l’assorbimento netto di gas a effetto serra nel settore LULUCF per il 2030 dovrebbe essere di almeno 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Tale aumento porterebbe di fatto l’impegno di riduzione dei gas a effetto serra UE al 57% entro il 2030.
Gli eurodeputati hanno proposto, infine, di istituire un meccanismo relativo alle perturbazioni naturali per il periodo 2026-2030, a disposizione di quei Paesi UE che non sono stati in grado di raggiungere i loro obiettivi annuali a causa di perturbazioni naturali come gli incendi boschivi.
Infine, gli eurodeputati ribadiscono la loro posizione secondo cui i pozzi di carbonio naturali sono fragili e volatili e quindi, contrariamente alla proposta della Commissione, non dovrebbero essere messi in comune con le emissioni del settore agricolo.
Dopo il voto, il relatore Ville Niinistö (Verdi/EFA, FI) ha dichiarato: “Il ruolo dei pozzi di carbonio nella politica climatica dell’UE è ora più importante che mai nel nostro percorso verso la neutralità del carbonio. Il modo in cui utilizziamo il territorio deve essere intelligente dal punto di vista climatico per affrontare la crisi climatica e questo vale anche per l’agricoltura, il ripristino dei terreni degradati e la gestione delle foreste. La posizione adottata oggi dal Parlamento europeo migliora la proposta LULUCF della Commissione, promuovendo coerentemente un migliore utilizzo del territorio per la natura e la biodiversità. Con questo rapporto incoraggiamo l’UE e i suoi Stati membri a fare un passo avanti e a sostenere anche gli incentivi agli agricoltori e ai proprietari di foreste affinché si attivino per soluzioni sostenibili in agricoltura e silvicoltura.”
Si apre così la strada per il Parlamento di avviare i negoziati con i governi UE.
Forte agitazione in Plenaria
Non è stato approvato il testo sulla possibilità di includere i biocarburanti tra le alternative per ridurre le emissioni, né quello sulla riduzione del target elettrico al 2035 dal 100% al 90%.
La riforma del sistema dello scambio di emissioni Ets ha subìto una clamorosa bocciatura per mano di una strana alleanza tra la sinistra europeista e l’estrema destra. A far scoppiare il caos è stato un emendamento sulla fine progressiva delle quote di emissioni gratuite per le industrie più inquinanti, in concomitanza con l’entrata in vigore del meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera.
Il Ppe, contraddicendo l’alleanza con gli altri gruppi europeisti e favorevoli al “Green Deal”, ovvero Socialisti e Democratici, Verdi, Sinistra e Liberali di Renew, aveva patteggiato con il gruppo conservatore sovranista Ecr e quello dell’estrema destra Identità e Democrazia un emendamento che prevedeva di rinviare al 2034 l’eliminazione totale dei permessi di emissione gratuiti distribuiti all’industria ad alto consumo di energia.
La proposta originaria della Commissione europea prevedeva, invece, il 2035 come data finale.
Durante il voto in aula, il colpo di mano del Ppe è sembrato inizialmente riuscito, perché il suo emendamento, appoggiato dai conservatori e dall’estrema destra, è passato con 20 di voti di scarto. Il rischio che questo emendamento potesse dare origine a uno snaturamento della riforma del sistema Ets, consegnandola nelle mani delle lobby industriali che vogliono frenare il Green Deal, ha provocato un improvviso cambio di strategia nella sinistra e tra i Verdi, che al momento del voto finale hanno votato contro, come la destra conservatrice e sovranista.
Con soli 265 voti a favore e ben 340 voti contrari il testo è stato bocciato. Gli astenuti sono stati 34.
A questo punto la plenaria ha vissuto scene davvero particolari.
La soluzione che ha messo d’accordo e rimesso insieme la “maggioranza Ursula” (Ppe, S&D e Renew), la stessa che aveva votato nel 2019 la fiducia alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è stata quella di chiedere all’Aula il rinvio in commissione Ambiente del testo legislativo bocciato. La Plenaria ha approvato con 495 voti a favore, 120 contrari e 16 astenuti.
Poco dopo, anche gli altri due testi del pacchetto “Fit for 55” che dovevano essere votati, ma che sono intimamente legati al testo bocciato, ovvero il nuovo Fondo sociale per il clima e i futuri “dazi climatici” (la carbon tax alle frontiere), sono stati rinviati nelle commissioni europarlamentari competenti per aspettare l’esito della nuova discussione sulla riforma dell’Ets.