L’ultima a cadere e’ stata quella di Cristoforo Colombo a Minneapolis. Ma prima di lui e’ toccato a Edward Colston e, in misura minore anche se non meno impressionante, a Wiston Churchill. La protesta antirazzista che divampa un po’ dappertutto nel mondo diventa iconoclasta e le prima a farne le spese sono le statue di personaggi fino a ieri considerati – quantomeno – fari di civilta’, quando non di liberta’ e democrazia. Sui social media sono rimbalzate le foto della statua di Colombo abbattuta davanti al campidoglio di Minneapolis. dopo che nella notte precedente ignoti vandali avevano decapitato una statua dell’esplortatore italiani, a Boston, in Massachusetts. La polizia, che ha aperto uina indagine, ha trovato a terra la testa decapitata e “vari pezzi”. Nelle proteste seguite alla morte di George Floyd, l’afroamericano 46enne soffocato durante l’arresto a fine mese a Minneapolis, ci sono stati vari tentativi di rimuovere o abbattere statue o monumenti considerati simboli della schiavitu’ o dei regimi coloniali, non solo in Usa ma anche in Gran Bretagna. Martedi’ notte, un’altra statua di Colombo era stata divelta e gettata in un lago a Richmond, in Virginia: i manifestanti hanno utilizzato varie funi per rimuovere la statua, con una scritta che recitava ‘Colombo rappresenta il genocidio’ piantata sul basamento che sosteneva la statua. Nel Regno Unito la furia antirazzista se l’e’ presa con il mercante di schiavi e filantropo Edward Colston, ma anche con Churchill. E in un Paese che fino a ieri e’ stato un impero, molti sono gli obiettivi possibili sparsi in parchi e giardini. A Oxford, ad esempio, migliaia di manifestanti si sono accaniti contro una statua di Cecil Rhodes, magnate minerario e politico colonizzatore, attivo soprattutto in Sudafrica nel XIX secolo.
Del resto sono stati gli stessi sostenitori di Black Lives Matter a compilare un elenco di 60 statue che vogliono abbattere perche’ “celebrano schiavitu’ e razzismo”. La mappa interattiva, ‘Topple the racists’, e’ stata realizzata dalla Stop Trump Coalition ed elenca placche e monumenti in oltre 30 citta’ del Regno Unito: nella lista, la statua di Robert Milligan, il fondatore del mercato degli schiavi, West India Docks, al Museum of London; quella a Edimburgo dell’ex segretario Henry Dundas, che ritardo’ l’abolizione della schiavitu’; quella di Sir Francis Drake sul Plymouth Hoe. Da parte sua il consiglio comunale di Manchester ha decviso di anticipare i vandali e ha annunciato la ‘revisione’ di tutte le statue della citta’. A Plymouth, le autorita’ hanno deciso di ribattezzare una piazza intitolata al mercante di schiavi Sir John Hawkins, anche se hanno fatto sapere che non intendono rimuovere la statua di Sir Francis Drake. Tra le crescenti proteste, il Museum of London, ha deciso di rimuovere la gigantesca figura bronzea di un proprietario di piantagioni e schiavi, Robert Milligan.
A innescare l’incendio in Gran Bretagna era stato, domenica 7 giugno, l’abbattimento della statua di Colston eretta a Bristol nel 1895, poi trascinata per le strade e gettato nelle acque del fiume Avon, seguito dallo sfregio, nello stesso giorno, a Londra, della statua di Winston Churchill, il primo ministro conservatore britannico, eroe della Seconda Guerra Mondiale. “Era un razzista”, la scritta comparsa sulla base della statua, dinanzi al Parlamento di Londra. Colston era stato un benefattore della citta’: con i soldi ricavati dal denaro del commercio e dello sfruttamento degli schiavi aveva finanziato opere filantropiche in case di cura, scuole, chiese; ma a causa della sua attivita’ di negriero, la statua era gia’ stata contestata nel passato e anche oggetto di una petizione cittadina perche’ venisse fatta sparire. Una volta abbattuta, un manifestante si e’ scattato una foto in ginocchio sulla figura bronzea, mimando il gesto del poliziotto bianco che ha soffocato George Floyd, a Minneapolis. Sempre a Londra un manifestante e’ salito sul piedistallo di The Cenotaph, il monumento ai caduti di guerra a Whitehall, e’ ha appiccato il fuoco alla bandiera con la Union Jack. E cosi’ il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha annunciato che una nuova commissione rivedra’ le statue, i monumenti e i nomi delle strade per assicurarsi che “riflettono la diversita’ della citta’”.
In Belgio si dibatte sulla figura dell’ex re, Leopoldo II, controversa per il passato coloniale. Una statua a lui dedicata e’ stata rimossa da una piazza di Anversa e sara’ conservata nei depositi di un museo locale. Una petizione lanciata da un 14enne belga per chiedere la rimozione da Bruxelles, ma non solo, di tutte le statue del monarca, ispiratore del sanguinoso regime coloniale in Congo, e’ stata sottoscritta in pochi giorni da piu’ di 44 mila persone ed e’ stata accolta anche dai partiti di maggioranza in Parlamento. Al governo hanno chiesto di istituire un gruppo di lavoro per “decolonizzare” gli spazi pubblici della regione: rivedere ed eliminare i nomi di strade e piazze che contengono riferimenti alla storia coloniale del Paese, in particolare al re Leopoldo II (1835-1909). Secondo lo storico Adam Hochschild, Leopoldo II fu responsabile di una strage, la morte tra i 10 e i 15 milioni di persone: inizio’ la sua spedizione in Congo nell’1879 e nel 1885 lo Stato fu riconosciuto come territorio appartenente al monarca durante la Conferenza di Berlino, in cui fu anche risolta la divisione dell’Africa tra le potenze coloniali europee. Grazie alla colonizzazione di questo territorio africano, Leopoldo II trasformo’ il Belgio in una potenza imperialista e sfrutto’ le risorse offerte dal Paese, ricco ad esempio di gomma, materiale-chiave dopo l’invenzione di pneumatici moderni in un ambiente di estrema violenza dove le punizioni come l’amputazione delle mani erano comuni. La disumanizzazione degli indigeni fu tale che all’Esposizione Universale tenutasi a Bruxelles nel 1958, fu organizzato uno “zoo umano” di uomini, donne e bambini congolesi per il divertimento dei visitatori. In Italia si e’ fatto sentire il movimento dei Sentinelli di Milano, gruppo che si batte contro le discriminazioni razziste e omofobiche, che ha inviato un appello al sindaco Giuseppe Sala e al Consiglio comunale perche’ sia valutata la rimozione della statua di Indro Montanelli posta nei Giardini a lui intitolati. Montanelli – affermano i Sentinelli, fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perche’ gli facesse da schiava sessuale, durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia.