La debolezza dell’economia italiana torna sotto la lente di ingrandimento del Fondo Monetario Internazionale. L’Istituto guidato da Christine Lagarde non esclude una nuova contrazione del Pil nei primi tre mesi di questo 2019. A causare allarmismo sembrano essere sempre gli stessi motivi: bassa crescita dell’Ue, tensioni Usa-Cina e problemi interni di politica-economica.
Una preoccupazione ribadita dal vice direttore generale del Fmi, David Lipton, che da Lisbona ha sottolineato le “evidenti vulnerabilità” che hanno lasciato il Paese impreparato a fronte dei rischi che gravano sulla Ue, dal rallentamento della crescita all’impatto del protezionismo e della Brexit.
Per il futuro alcuni dati indicano, certo, una possibile ripresa per l’intera Eurozona, ma con i dovuto distinguo tra Paese e Paese, e soprattutto per l’Italia che, nelle previsioni ottimali, farebbe registrare una crescita inferiore alle aspettative interne e alla media europea: questo ‘sentimento diffuso’ di positività ‘eventuale’ non deve fa abbassare la guardia perché l’ultimo rallentamento economico ha sorpreso tutti. E, soprattutto l’Italia, non è assolutamente pronta ad affrontare un rallentamento generalizzato delle crescita economica.
Tra i rischi alla stabilità globale, non ci sono solo le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma anche la possibilità che i paesi dell’Eurozona potrebbero non fare più affidamento sugli strumenti utilizzati nel 2008 per combattere la crisi finanziaria: le banche centrali, infatti, hanno esaurito quasi totalmente i loro margini di manovra per interventi di stimolo cui si aggiunge il debito che grava sui governi nazionali.
A questi aspetti va aggiunto il rischio di una “resistenza politica” a ulteriori salvataggi dopo le critiche secondo cui l’ultima recessione ha avuto un impatto non uniforme sulla società. Insomma l’Europa deve fare di più, ma ora vive nel limbo in attesa del voto di fine maggio che disegnerà la nuova geografia politica dell’Ue. Solo dopo l’estate si potranno capire quali strumenti potrebbero essere utilizzati per invertire la rotta di una crescita bassa. Ma non si comprende come si sopravviverà il sistema Ue in questi mesi e quali e quanto grandi saranno, poi, i problemi che dovranno affrontare economie deboli, come l’Italia.