E’ muro contro muro tra Lega e Forza Italia sulla presidenza della Rai. La frattura si apre di buon mattino, con la bocciatura di Marcello Foa in commissione di Vigilanza grazie al ‘non voto’ dei parlamentari azzurri, schierati con Pd e Leu contro la ratifica dell’ex firma del Giornale. La rottura si consuma nel tardo pomeriggio, con il fallimento definitivo dell’ipotesi di ricompattare il centrodestra sul nome di Foa.
‘FI non lo rivoterà mai’ avverte Berlusconi. Salvini attacca: ‘Hanno scelto il Pd per fermare il cambiamento e la Lega non arretra. Il cda della Rai è in carica e può svolgere mansioni e funzioni’. La visita, in mattinata, del ministro dell’Interno al Cavaliere, ricoverato al San Raffaele, non serve a riavvicinare le posizioni dei due (ex?) alleati: a San Macuto, gli azzurri restano compatti e la maggioranza giallo-verde raccoglie 22 voti a favore di Foa (uno in meno rispetto a quelli che aveva sulla carta con l’appoggio di Fdi), sotto il necessario quorum di 27.
Una prova di forza per dimostrare di esistere ancora e di avere peso, questo per Forza Italia, da un lato e dall’altro la voglia di dimostrare di essere un vero leader che può dettare regole agli alleati elettorali e dimostrare agli alleati di governo di ‘comandare’, per la Lega. Il primo round di questa battagli interna è stato vinto da Silvio Berlusconi, sempre stato nell’angolo del ring ‘politico’, nonostante la visita in extremis, in ospedale, di Matteo Salvini. Il leader degli azzurri ha così avvisato il capo della Lega di consultare gli alleati del 4 marzo prima di prendere decisioni importanti altrimenti rischia di bruciarsi. E dopo l’avviso su Foa, butta acqua sul fuoco per non alimentare altre polemiche. Tanto che, in una intervista rilasciata all’Huffingtonpost, precisa che il centro destra come coalizione ‘esiste e per quanto mi riguarda esisterà sempre’. Su Foa, spiega il Cav, nessuno ha messo in discussione una coalizione che ha avuto il consenso della maggioranza relativa degli italiani. Fra alleati però le cose si concordano e il servizio pubblico non può essere espressione della sola maggioranza’. Salvini, dunque, è avvisato: nessuna fuga in avanti senza consultare Fi soprattutto su un tema come quello delle telecomunicazioni.
‘Mi rimetto alle decisioni dell’azionista’, commenta Foa, presidente ‘mancato’, lasciando subito intendere che non intende dimettersi dal cda in attesa di un segnale dal governo. Apre così, da consigliere anziano, la riunione lampo del cda di Viale Mazzini che in poco più di venti minuti non può che limitarsi a prendere atto del voto della bicamerale e aggiornarsi a oggi. Foa è una persona libera che ha lavorato nell’ambito dell’informazione del centrodestra, conto che abbia il sostegno di tutto il centrodestra, insiste da subito Salvini e sembra aprire a un margine di intesa. Più cauta la posizione del vicepremier Di Maio: ‘Va eletto un presidente della Rai: se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa’.
Ma dopo l’arroccamento di Berlusconi sul no, il Carroccio decide di forzare: il consiglio può andare avanti così com’è. Una posizione che evoca chiaramente la volontà di procedere in tempi brevi alle nomine in testate e reti, ma che pone una questione giuridica, oltre che politica. Foa è infatti il consigliere più anziano all’interno del cda, un ruolo contemplato anche dallo Statuto della Rai, e come tale ha coordinato i lavori. Le regole prevedono però che eserciti le funzioni del presidente in mancanza di un vicepresidente, che a sua volta può essere nominato solo se la nomina del presidente è diventata ‘efficace’, cioè abbia avuto l’ok della Vigilanza.
Insomma un rompicapo: non a caso oggi in cda Rita Borioni, eletta in quota Pd, chiede un chiarimento tecnico sui poteri del consigliere anziano. “Il cda non è legittimato, non può prendere decisioni senza un presidente reso efficace da voto Vigilanza. Se ascoltano Salvini rischiano la fine del caso Meocci: consiglieri condannati da Corte Conti a pagare 11 milioni. avverte su Twitter il deputato dem Michele Anzaldi.
Se è stallo sulla presidenza, è già al lavoro, invece, il neo amministratore delegato Fabrizio Salini, impegnato al settimo piano nei colloqui con i primi riporti dei settori della governance e della comunicazione. E scrive ai dipendenti, invitandoli ad essere protagonisti di una nuova pagina del servizio pubblico.
Antonella Di Pietro