Lui dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ci vuole andare. Non gli interessano le critiche che in queste ore arrivano dall’opposizione e dai colleghi di governo. A suo dire c’è in gioco la tenuta della democrazia parlamentare. Ma realmente ci sono in gioco milioni di voti elettorali che ha conquistato in questi mesi e che potrebbero svanire facilmente. E, soprattutto, la durata dell’esecutivo gialloverde. L’eventuale scacco matto di Matteo Salvini all’esecutivo Conte potrebbe diventare una Waterloo per la Lega. Far cadere il governo per capitalizzare il consenso popolare ed impostare una campagna elettorale senza fondi non porterebbe l’ex Lega Nord a sfiorare quel 30% come dicono i vari sondaggisti. Ecco perché il ministro dell’Interno e vicepremier vuole salire al Colle: tutelare il capitale elettorale acquisito in questi mesi. E per questo chiede una sponda elettorale più che costituzionale e giuridica, perché le sentenza vanno accettate, al Quirinale. Che difficilmente arriverà. Ma il capo della Lega, bravo stratega comunicativo e con il vento in poppa, non può farsi sfuggire questa occasione ghiotta e urlare contro il sistema.
La difesa e l’attacco di Salvini. “Che io non possa andare a parlare con il presidente della Repubblica mi sembra una cosa bizzarra: è il garante della Costituzione e dei diritti dei cittadini. Io rispetto il lavoro della stragrande maggioranza dei giudici, che al 99% fanno bene e obiettivamente il loro lavoro, ma parlerò con Mattarella del fatto che la Lega sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva per eventuali errori commessi da qualcuno più di dieci anni fa con cui io non c’entro nulla”, spiega la sua posizione il vicepremier Matteo Salvini, sul caso fondi della Lega.
“Se qualcuno dieci anni fa ha speso in maniera errata 300mila euro e verrà condannato in via definitiva, di quei 300mila euro, anche se non c’entro nulla, sono personalmente disposto a farmi carico. Se questo significa attaccare politicamente un partito che sta conquistando la fiducia degli italiani ne parlerò con Mattarella: penso sia ancora permesso che il vicepremier possa parlare con il suo presidente della Repubblica. Starà a Mattarella decidere se c’è in ballo la libertà d’espressione o la democrazia”.
“Io adesso tornerò in ufficio dove, con tutti i miei limiti, cerco di lavorare per la sicurezza di 60 milioni di italiani. Non è possibile che si perda tempo per scelte politiche di qualcuno cui eventualmente il voto degli italiani non va giù. Sono tranquillo, ho voglia di lavorare, ho tante cose di cui occuparmi, a quattrini di cui non so nulla va poco del mio tempo”, dichiara il ministro dell’Interno.
Bonafede: Le sentenze si rispettano. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, del M5S ed alleato di governo di Salvini, critica le esternazioni del suo collega di governo. “Tutti devono potersi difendere fino all’ultimo grado di giudizio. Poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla Seconda Repubblica”.