Lungo vertice tra pm nell’ufficio del procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale per fare il punto sull’inchiesta per corruzione internazionale sulla presunta compravendita di petrolio per far arrivare fondi russi alla Lega. L’indagine è nata dall’audio di un incontro all’hotel Metropol di Mosca.
Non si sa ancora quando e dove si terrà l’interrogatorio di Gianluca Savoini, il leghista presidente dell’associazione LombardiaRussia indagato. Lui, assieme ad altri due italiani e a tre russi, era presente all’hotel di Mosca per la presunta trattativa per far arrivare 65 milioni di dollari al Carroccio.
Gianluca Savoini ha intanto ricevuto un invito a comparire per l’interrogatorio nel pomeriggio davanti ai pm. L’invito a comparire è stato notificato a un avvocato d’ufficio ma nel frattempo ha nominato un legale di fiducia.
“Perchè no?”. Così il premier Giuseppe Conte, fuori da Palazzo Chigi, risponde ai cronisti se ritenga che il vicepremier Matteo Salvini debba riferire alle camere sulla vicenda dei rubli alla Lega. “Noi crediamo nella trasparenza nei confronti dei cittadini in ogni sede, in tutte le occasioni, in primis in Parlamento, le sedi giuste per onorare questa linea guida”.
Continuano nel frattempo le trattative a Bruxelles per la conferma di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Ue, e la sensazione è che la nuova Europa voglia fare fuori la Lega di Matteo Salvini.
La sensazione sembra trovare conferma nel fatto che, nonostante i risultati ottenuti alle Europee, la Lega sia stata esclusa da tutte le nomine, dove invece sono stati premiati il Partito democratico e Forza Italia.
La von der Leyen è alla ricerca di una maggioranza che possa confermare la sua nomina. Per ottenere l’incarico, alla luce della spaccatura all’interno dei tre grandi partiti all’interno del Parlamento, è disposta ad accettare anche i voti della destra populista. Ma non quelli della Lega e delle Le Pen. La candidata presidente non incontrerà il capogruppo della Lega prima del voto. Una scelta che serve a non agitare altri partiti che hanno fatto sapere di non essere intenzionati a collaborare con il gruppo di Salvini.
Il voto è fissato per le diciotto di martedì 16 luglio, quando il destino sarà segnato da un conteggio fino all’ultimo voto. Alla tedesca, numeri alla mano, mancherebbero almeno quaranta voti, difficili da rintracciare nel poco tempo a disposizione. Se Ursula von der Leyen dovesse riuscire a incassare l’agognata maggioranza, per la Lega si prospetterebbe un futuro ai margini dell’Europa.
Il caso dei (presunti) fondi russi alla Lega fa nascere diverse riflessioni dalle parti del Carroccio. La preoccupazione non sembra tanto legata all’indagine aperta dalla procura di Milano. La vera domanda che circola in ambiente leghista è differente e decisamente più preoccupante. Come è nato questo caso e chi c’è dietro? Fondi russi alla Lega, chi ha sparato il colpo? Matteo Salvini cerca il nemico fuori dai confini nazionali. “Siamo intercettati, anche fuori dall’Italia“, ha dichiarato il leader della Lega commentando la vicenda.
Inevitabilmente il primo pensiero va agli Stati Uniti. Il famigerato audio è stato rilanciato da BuzzFeed che non cita le fonte originaria. Le autorità statunitensi hanno deciso di non commentare la vicenda mentre quelle russe sembrano condividere le preoccupazioni di Salvini. Più che un pettegolezzo o un caso di gossip politico, quello nato intorno ai finanziamenti russi è un vero e proprio caso politico nazionale e internazionale.
Nei confini italiani la vicenda ha ridato vigore al Pd, lo stesso Pd premiato a Bruxelles con la presidenza del Parlamento europeo e un commissario. Sempre in Italia il MoVimento Cinque Stelle potrebbe approfittare della vicenda per riprendersi qualche voto perso in questo anno. L’effetto è quello di un cordone sanitario intorno alla Lega. Accusata di sostenere i sovranisti, anche la Russia non esce propriamente a testa alta nell’immaginario collettivo europeo.