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Guai per l’ex prefetto Francesco La Motta. L’uomo insieme ad altre quattro persone è stato arrestato questa mattina su disposizione della procura di Roma. La Motta è coinvolto nell’inchiesta riguardante la gestione dei fondi del Viminale. Le accuse per tutti e 4 gli indagati sono, pecualto e falso ideologico. L’indagine ha avuto origine qualche mese fa a Napoli, in seguito si è aperta anche nella Capitale e riguarda essenzialmente un investimento in Svizzera di 10 milioni di euro del Fec, Fondo Edifici di Culto, di cui l’ex prefetto era al garante ed affidato poi a Rocco Zullino, broker di Lugano e parente di La Motta. Agli arresti sono finiti anche il banchiere Klaus Beherend mentre Eduardo Tartaglia e Rocco Zullino, già in carcere a Napoli, sono stati raggiunti da una nuovo ordinanza di custodia. Inoltre sembrerebbe che i problemi giudiziari di La Motta non siano finiti, poiché a Napoli l’ex prefetto è indagato anche in un’inchiesta parallela a quella dei fondi, ovvero quella che lo vede coinvolto nell’attività di riciclaggio del clan Polverino, attiva a Marano di Napoli. Secondo i militari partenopei, La Motta dovrebbe rispondere di associazione a delinquere e rivelazione d’ufficio. Inoltre un pentito, avrebbe offerto coperture a imprenditori e fornito informazioni sulle indagini in corso, nonchè tentato di ostacolare le inchieste ‘silurando’ un magistrato della Procura. Coinvolto nell’inchiesta sui fondi, non c’è solo La Motta con altre tre persone ma anche il vice prefetto Rosa Maria Frisari. La donna è in servizio presso la Direzione centrale per gli affari generali e per la gestione delle risorse finanziarie e strumentali del ministero dell’Interno. Della sua posizione si parla nell’ordinanza del gip Di Lauro il quale ritiene che “almeno nella fase cautelare che ci occupa appare ragionevole ritenere che Rosa Maria Frisari mise la propria firma su vari atti di svuotamento del conto aperto in Svizzera”. A parlare del ruolo del vice prefetto come emerge dall’ordinanza, è stato Rocco Zullino.
