Storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy per cui tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura con cagliate provenienti dall’estero senza che questo sia stato finora riportato sulle etichette. Lo comunica la Coldiretti, nel commentare la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011”. Il provvedimento – informa una nota Coldiretti – entrerà in vigore dopo 80 giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente. Il via libera alla certificazione obbligatoria risponde alla esigenza di trasparenza dei consumatori e al loro diritto di conoscere la provenienza dei prodotti che mettono in tavola. Il provvedimento riguarda – sottolinea la Coldiretti – l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l’utilizzo in etichetta del paese di mungitura, e di quello dove è avvenuta la trasformazione. Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto e trasformato nello stesso paese l’indicazione di origine potrà essere assolta con l’utilizzo della unica dicitura di provenienza del latte, indicando cioè il nome del paese. Il provvedimento segna il traguardo della guerra del latte scatenata lo scorso anno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e contro le mistificazioni commerciali ai danni di produttori e consumatori.
Non solo le mucche. Da oggi anche pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – sottolinea la Coldiretti – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari, quella italiana, più estesa d’Europa. “L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua Coldiretti – salva l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni. L’obbligo di indicazione è una battaglia storica della Coldiretti. Tuttavia l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa degli italiani, dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ad esempio, sono fatti con maiali allevati. In Unione Europea il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è obbligatorio indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 abbiamo il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, la dicitura del paese di origine del miele. Il prossimo passo – conclude la Coldiretti – è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta.