Si può definire senza dubbio una delle mete più amate dai palermitani, soprattutto in estate. Il borgo di Sferracavallo si estende attorno al piccolo porto ai piedi di Capo Gallo ed è abitata fino a oggi anche da pescatori, mentre nel passato, era conosciuta per le coltivazioni di vigneti.
Amata e frequentata dalle famiglie del capoluogo siciliano (e non solo) già dai primi week end di sole, torna a essere in piena regola tra le mete balneari più belle della città. Tra le novità di quest’anno – accolte a braccia aperte e attesa da troppo tempo – il suo mare non è più inquinato e torna a essere quindi tutto balneabile.
Quella del 2024 possiamo definirla la nuova estate di Sferracavallo. Una vera e propria stagione di rinascita per la bellissima borgata marinara di Palermo. E altre migliorie sono in arrivo a settembre, sul fronte rifiuti e raccolta dell’organico per le attività commerciali.
Ma parliamo un po’ della sua storia, come borgo di ville (e di grotte). La contrada fu edificata attorno alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano, medici santi e protettori dei pescatori; rinomata è la festa a loro dedicata che si svolge a settembre.
La chiesa attuale è un rifacimento ottocentesco di una cappella già esistente fin dal 1696. Nei pressi della borgata si trovano due torri del XV e XVI secolo a protezione della costa dalle bande di pirati che imperversavano nel Mediterraneo.
Anche se qui si viene per godere del mare, il suo nome “Sferracavallo” deriva da “sferrare i cavalli” poiché in queste strade si trainavano molti di questi animali.
Questa è la definizione ufficiale che si trova sul sito del Comune di Palermo ma altre fonti, come Wikipedia, riferiscono più dettagli e una versione leggermente diversa, ovvero che il toponimo italiano Sferracavallo derivi proprio dalle antiche asperità della strada, costellata da rocce aguzze a tal punto da far «sferrare i cavalli»: ciò trova conferma nella testimonianza storica del marchese di Villabianca. Un’altra ipotesi, meno accreditata, conduce alla presenza massiccia nella zona di una pianta selvatica dal nome siciliano di sferracavaddu.
Questo piccolo borgo fu abitato sin dall’era preistorica da una tribù di cacciatori e raccoglitori di radici, i quali trovavano riparo nelle diverse grotte presenti nel circondario.
La grotta più interessante, dal punto di vista storico, è quella dell’Impiccato, all’interno della quale sono stati ritrovati resti di ippopotami e di elefanti.
Anche la Grotta del Pecoraro ha nascosto per anni interessantissimi resti di ceramica risalenti alla cultura di Thapsoso (1500 a. C.). Nei pressi del Monte Billiemi si trova Grotta Conza anch’essa custode di diversi resti del passato.
Oggi Sferracavallo è una delle mete preferite dai palermitani dunque non solo per gustare del buon pesce, ma anche per godere dello splendido mare cristallino della splendida spiaggia di Barcarello. E speriamo resti sempre così anche perchè i dati recenti sono confortanti.