Forti malumori internazionali per la possibile nomina di Luigi Di Maio come inviato speciale Ue nel Golfo Persico

La possibile nomina dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio a inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico solleva dei “dubbi” a Bruxelles: ora sono perplessi anche in Francia.

“Le sue competenze, soprattutto la sua conoscenza da debuttante dell’inglese e la sua scarsa esperienza nel Golfo, rendono curiosa questa scelta”, afferma un diplomatico citato in forma anonima. Nella divisione Medio Oriente del Sevizio europeo dell’azione esterna (Seae) “l’atmosfera si è resa tesa” a causa dell’argomento, spiega ‘Le Monde’. La possibilità che Di Maio venga nominato “ha creato una grande sorpresa” ma “non cambierà molto” perché “gli Stati produttori continueranno a trattate con le compagnie nazionale”, afferma invece un ex dirigente italiano del settore energetico.

I tre candidati in competizione con l’ex esponente M5s sono lo slovacco Jan Kubis, il cipriota Markos Kyprianou e il greco Dimitris Avramopoulos.

Lo slovacco Kubis ha 70 anni, parla correntemente 5 lingue. Vanta una laurea in Relazioni economiche internazionali a Mosca e una carriera diplomatica di primo livello. Negli ultimi trent’anni è stato ambasciatore Onu a Ginevra, segretario generale Osce in Europa, rappresentante Ue in Asia centrale, ministro degli Esteri, rappresentante speciale Onu nei seguenti Pasei: Afghanistan, Iraq, Libano. Ultimo ma non meno importante, è stato inviato speciale dell’Onu in Libia.

Il cipriota Kyprianou, 62 anni, è laureato in legge con una specializzazione in diritto internazionale a Cambridge e in diritto societario ad Harvard. È stato commissario Ue alla Sanità, nonché ministro delle Finanze e ministro degli Esteri del governo cipriota.

Il greco Avramopoulus, 69 anni, ha un profilo altrettanto prestigioso.  Oltre al greco parla fluentemente inglese, francese e italiano. È stato ufficiale presso la Nato a Bruxelles, una laureato in Legge e una lunga carriera diplomatica: dal 1980 al 1993. È stato per ben due volte sindaco di Atene, nonché più volte ministro: Turismo, Sanità, Difesa ed Esteri. Dal 2014 al 2019 ha ricoperto il delicato incarico di commissario Ue per le Migrazioni e gli Affari interni.

Luigi Di Maio, 36 anni, si ferma a un diploma conseguito al liceo classico di Pomigliano d’Arco. Web master precario prima di entrare in politica, parla soltanto l’italiano, neanche troppo bene.  Eletto con il Movimento 5 Stelle, è stato ministro con i governi Conte e Draghi con i risultati che tutti sanno. Soprattutto gli elettori, che lo hanno lasciato fuori dal Parlamento.

A chi lamenta che il governo Meloni non abbia protestato, va ricordato che i governi non hanno alcuna voce in capitolo in questo tipo di nomina. Le procedure per questo particolare incarico, prevedono infatti «candidature libere e su base volontaria». C’è pertanto una commissione tecnica e indipendente che ha esaminato i profili e ha indicato la propria scelta all’alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell. Semmai, la domanda è un’altra: come mai un candidato con un curriculum obiettivamente gracile viene preferito ad altri, di levatura oggettivamente superiore? Un interrogativo che merita una risposta seria, affinché le istituzione Ue siano davvero credibili.

Il futuro inviato speciale Ue nel Golfo non gode di eccessiva popolarità neanche nel Golfo. Cinzia Bianco, esperta della regione al Consiglio europeo sulle Relazioni estere – secondo cui “da ministro degli Esteri non ha avuto buone relazioni e non è percepito come una personalità di peso” – è stato ripreso e rilanciato dal capo del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche di Dubai, Mohammed Baharoon, il quale ha aggiunto: “La nomina di Luigi Di Maio deve avere un profondo senso dell’umorismo europeo che mi sfugge”.

“Sentito dal quotidiano in lingua inglese specializzato in Medio Oriente, The National, Baharoon ha detto che è difficile aspettarsi che Di Maio possa sviluppare relazioni positive tra i paesi del Golfo e l’Unione europea, visto che ha rovinato le relazioni del suo Paese con due dei principali Paesi del Ccg”, riporta Il Fatto, che fa riferimento alla sospensione, nel 2021, delle forniture militari stabilite dal governo Renzi nel 2016 di cui, furbescamente, Di Maio si era preso il merito. “Mi chiedo come un simile background aiuterebbe l’Ue?”, sostiene Baharoon, in riferimento ai trascorsi anti-europeisti dell’ex ministro, prima della folgorazione “draghiana”.

Anche Dania Thafer, direttrice esecutiva del Gulf International Forum con sede a Washington, secondo il quotidiano diretto da Travaglio ha affermato che “se l’obiettivo è approfondire i legami con il Gcc, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita il signor Di Maio potrebbe non essere la scelta ideale…“. a nomina è piuttosto curiosa considerando il suo background politico”, ha detto Baharoon, riferendosi al Movimento 5 Stelle di Di Maio, che è euroscettico e populista. “”. Su questo punto, va però detto, che a Baharoon manca la svolta draghiana dell’ex capo 5 Stelle, quella che alla fine farà la differenza.

Ma chi ha avanzato il suo nome? “Di Maio è stato indicato dal precedente governo Draghi”, fa sapere il ministro degli Esteri Tajani confermando che l’ultima parola spetta a Borrell.

Tra i primi a storcere il naso Maurizio Gasparri. “Mi auguro che il governo Meloni chiarisca che non può essere certamente in questa fase, con un nuovo governo, Di Maio ad essere designato dall’Italia. Non avendo i requisiti, le caratteristiche e soprattutto la preparazione per un incarico così delicato”, taglia corto il senatore di Forza Italia. “Se la designazione è stata fatta dal governo precedente, basta dire che non è più condivisa dal governo attuale. E in ogni caso questa vicenda va conclusa”.

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