Scomparso il suo fondatore, in tanti continuano a chiedersi che fine farà lo storico simbolo di Forza Italia. Antonio Tajani, numero due azzurro e reggente in pectore, raccontano, ci sta lavorando personalmente, d’intesa anche con i figli del Cav, suoi eredi. Subito dopo la morte del leader, il vicepremier ha promesso che il «nome di Berlusconi resterà sempre nel simbolo». Il coordinatore nazionale, però, non ha mai spiegato come arriverà a questo risultato. La risposta potrebbe annidarsi nel primo dei cinque punti all’ordine del giorno del Consiglio nazionale convocato il 15 luglio all’hotel Parco dei Principi di Roma per la scelta del presidente pro tempore del partito, l’elezione del collegio di probiviri e del tesoriere.
Nel primo punto dell’odg si legge, infatti, “Riconoscimento del ruolo di Silvio Berlusconi nello statuto“. Una formula che sembra confermare l’idea di voler inserire nel logo azzurro (fino ad ora formato solo dal tricolore con la scritta FI) il nome di chi ha creato il movimento lanciato nel ’94, ovvero Berlusconi. Per farlo, occorrerà modificare lo statuto. Solo così, infatti, la modifica diventerà definitiva. Le elezioni europee incombono e non vi potrebbe essere migliore occasione per testare la vitalità dell’evocazione del nome del fondatore presso l’elettorato forzista.
Un modo pratico, insomma, per ricordare il Cav e farne un richiamo per gli elettori, oltre l’emotività. A tal proposito non bisogna confondere l’utilizzo del logo (la bandiera italiana con la scritta FI) con la proprietà, perché quest’ultima appartiene solo a “Il Movimento politico Forza Italia“, l’associazione non riconosciuta nata per atto notarile il 18 gennaio del ’94 grazie alla firma di cinque soci fondatori: oltre a Berlusconi e a Tajani, Antonio Martino, Luigi Caligaris e Mario Valducci.