Tra i molteplici commenti su Italia Viva e Matteo Renzi è interessante leggere la nota di Francesco Storace, direttore responsabile del Secolo d’Italia: ‘Matteo Renzi non è affatto un pericolo. La sua mossa verso l’ennesimo partitino della politica italiana non porterà con sé chissà quale rivoluzione. Se dipendesse da Renzi, il bagaglio programmatico di Italia Viva sarebbe pari a zero. Basterà qualche poltrona e i guai nemmeno cominceranno. Il senatore di Scandicci è considerato a Palazzo Madama alla stregua di un fannullone qualsiasi. Con la differenza che il suo reddito di latitanza – anziché di cittadinanza – è un po’ più cospicuo di quello elargito da Di Maio: quindicimila euro al mese, che di questi tempi qualche differenza la fanno. Proprietario di otto immobili con quote diverse e due dei quali con nuda proprietà, Renzi non riesce proprio a lavorare. Eletto per fare il senatore, avrebbe potuto cimentarsi nella produzione legislativa. Basti pensare che dall’inizio della legislatura partita col voto del marzo 2018 ad oggi, al Senato sono stati presentati ben 1476 disegni di legge. Nessuno di questi ha l’onore della prima firma di Renzi. Che ha vergato con il suo autografo solo quattro proposte altrui, due del senatore Nannicini sulla delega al governo per assegni per i figli e sul reddito di inclusione. Le altre due con la Pinotti per le vittime della tragedia del ponte Morandi e con Rampi a favore di Radio Radicale. Nessuna delle proposte ‘cofirmate’ da Renzi ha avviato l’iter nelle commissioni di merito. Su 149 sedute dell’Aula del Senato, il capo di Italia Viva ha parlato pochissime volte: sul decreto milleproroghe, quello per Genova, sul bilancio dello Stato, sul reddito di cittadinanza e sul decreto crescita. Poi ha parlato due volte sulla fiducia a Conte. La prima volta contro il premier – perché stava con Salvini – e la seconda a favore del premier – perché stava contro Salvini. Zero interpellanze e appena due interrogazioni con la sua prima firma (oltre a quelle su iniziativa dei soliti suoi colleghi): una sull’Isis e una, immancabile, contro Salvini per il sequestro di un telefonino con un video fatto da una ragazza che sfotteva l’allora ministro dell’Interno.Quindicimila euro al mese per i quali il massimo sforzo è stato compiuto da Renzi presentando in poco più di un anno a Palazzo Madama un gruzzoletto di emendamenti, 25, dieci dei quali preclusi e uno inammissibile. Il sito OpenParlamento lo dà assente nel 41 per cento dei casi, a fronte di una media senatoriale del 6′.
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