‘Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo’, ha rivelato, a ‘Che tempo che fa’, il giornalista Franco Di Mare. L’ex direttore di Rai Tre ha raccontato che la malattia è ‘legata alla presenza di amianto nell’aria e si contrare tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto. Dire che con questo finiscono le speranze non è vero, perché la scienza va sempre avanti. Il giornalista è intervenuto al programma di Fazio per parlare del suo libro ‘Le parole per dirlo’ e si è presentato in video con un respiratore artificiale. ‘Questo tubicino che mi corre sul viso – ha spiegato Di Mare – è legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette di essere qui a raccontare, a parlare con te’. Il giornalista ha attaccato duramente la Rai. ‘Si sono dileguati – ha sottolineato – tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare sono spariti tutti. Se io posso arrivare a capire, e non è che lo debba fare per forza, che possano esistere ragioni legali o sindacali, quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante’.
Inviato di guerra nella ex Jugoslavia, Di Mare ha chiesto dunque l’elenco completo delle missioni per comprendere al meglio la diagnosi – un suo diritto – con tutti i posti in cui è stato, in quanto la relazione tra malattia e attività professionale deve essere accertata dall’Inail. ‘Perché così posso provare a chiedere alle associazioni di categoria che cosa si può fare’. Il mesotelioma, un tumore molto aggressivo, è legato all’amianto, che il giornalista potrebbe aver respirato ‘proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte’.
“In Italia l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, nelle sue diverse forme (come per esempio l’eternit per le tettoie) sono vietate dal 1992. Eppure nel nostro Paese è stato stimato che esistono ancora da bonificare 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, un numero davvero molto alto, che si trovano principalmente all’interno di edifici o tettoie distribuite equamente tra le zone industriali e quelle agricole, quindi sia nelle città sia nelle zone periurbane. L’amianto è presente anche in migliaia e migliaia di chilometri di condutture idriche, che sono state costruite in Italia quando l’uso dell’amianto era consentito per legge”. A farlo sapere il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), Alessandro Miani, intervistato dalla Dire in merito alla correlazione tra l’esposizione all’amianto e il rischio di sviluppare il mesotelioma, il tumore raro di cui tanto si parla in questi giorni per il caso del giornalista televisivo Franco Di Mare, ha dichiarato di essere affetto da mesotelioma.
“Da inviato di guerra- ha detto Di Mare- ho respirato amianto. Sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto”. Ed è probabilmente lì, nel 1992 a Sarajevo, che ha iniziato a “respirare la morte”, visto il lungo periodo di incubazione del tumore che può durare anche 50 anni.
“Il caso del giornalista Di Mare è importante anche perché riporta l’attenzione su questo tema- commenta Miani alla Dire- probabilmente lui si è ammalato quando era inviato di guerra: l’amianto veniva utilizzato per le costruzioni in muratura e quando le bombe abbattono gli edifici quest’ultimi liberano polveri che possono contenere fibre di amianto che, se inalate, anche dopo un certo numero di decenni, possono portare allo sviluppo di patologie gravi come il tumore”.
“È stato ancora stimato- prosegue Miani- che oggi nel nostro Paese ci siano alcune centinaia di migliaia tra studenti e docenti che vivono ambienti scolastici in cui è ancora presente l’amianto nelle sue diverse forme”. Il problema dell’eternit, spiega l’esperto, è che “esposto alle intemperie, ma soprattutto a causa della presenza di muffe di licheni, tende a sfaldarsi. Le fibre possono quindi essere trasportate dal vento raggiungendo distanze anche considerevoli”.
Le principali patologie legate all’esposizione all’amianto “sono l’asbestosi, cioè cicatrizzazione diffusa del tessuto polmonare causata dall’inalazione di polvere di asbesto (amianto ndr) e il mesotelioma. Quest’ultimo- fa sapere il presidente della Sima- è un tumore raro con una incidenza relativamente bassa: in Italia rappresenta lo 0,8% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo e lo 0,3% di quelli diagnosticati nelle donne. Ma quello che va sottolineato è che ancora oggi l’amianto, a distanza di decenni da quando è stato bandito in Italia, miete circa 6mila vittime all’anno nel nostro Paese“.
“Si attendono mediamente tra le 1.500 e le 2mila nuove diagnosi all’anno di patologie amianto correlate, quindi di mesoteliomi- risponde Miani- il problema è che la presenza di una così grande quantità di amianto ancora da bonificare in Italia espone ancora alcune popolazioni alla possibilità di inspirare fibre di amianto”.
In Italia, intanto, dal 2018 esiste una Cabina di regia unica sull’amianto istituita dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa, con l’obiettivo di “dare risposte ai cittadini” sulla mappatura, la bonifica, il monitoraggio e la ricerca. “Non ne conosco attualmente la politica attuativa- commenta Miani- ma certamente andrebbero fatte due cose: la prima, concentrarsi in maniera fattiva con controlli severi e approfonditi di edifici e tettoie; la seconda, incentivare il privato a farlo anche a livello fiscale”.
Lo smaltimento dell’amianto e la sostituzione di tettoie con eternit hanno infatti costi molto elevati e “non bisogna più correre il rischio che, in alcune zone agricole, le lastre di eternit continuino ad essere sotterrate per risparmiare sullo smlatimento”.
Per il futuro, poi, bisognerebbe cercare di non introdurre più sul mercato materiali o anche tecnologie di cui “non si sappia ancora il loro reale impatto sulla salute– tiene a sottolineare il presidente della SIMA- se sono o meno tossiche oppure pericolose per lo sviluppo di patologie. Nel caso dell’amianto e dell’eternit in Italia non è stato fatto e ne stiamo pagando ancora le conseguenze. Si chiama ‘principio di precauzione’ ed è sancito anche nell’ambito dell’Unione Europea”.
Miani esorta ad acquisti ‘controllati’: “Può capitare che prodotti provenienti dall’est Europa o dalla Cina possano contenere fibre di amianto poiché il suo utilizzo in quei Paesi è ancora consentito. Da alcuni controlli a campione sono stati rinvenuti per esempio piumini o giubbotti che al loro interno presentavano queste fibre; non capita così frequentemente, ma quello che voglio sottolineare è che magari è preferibile a volte spendere qualche soldo in più per un prodotto made in Italy o made in Europa piuttosto che incorrere in capi di abbigliamento contenenti fibre di amianto oppure metalli pesanti utilizzati per ottenere pigmenti di colore per i tessuti”.
“Quando ho detto di avere il tumore in Rai sono spariti tutti”. Lo storico giornalista Rai Franco Di Mare, si è scagliato duramente contro i dirigenti Rai, parlando del trattamento che gli è stato riservato dopo aver condiviso la diagnosi di tumore – mesotelioma – è arrivata una dichiarazione congiunta dell’AD Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, in cui esprimono la massima vicinanza e solidarietà al giornalista.
‘Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’AD al capo del personale. Nessuna risposta. Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina’, afferma Di Mare
A Di Mare, Sergio e Rossi “esprimono tutta la propria vicinanza umana e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto”. Un fatto più che legittimo, considerando che non è facile risalire alle origini di un tumore di questo tipo: dagli anni ’90 in poi, Di Mare ha seguito per la Rai diversi conflitti, raccontando la guerra dei Balcani. “Sono arrivato a capire che possano esistere ragioni di tipo legale e sindacale, ma quello che capisco meno è l’assenza sul piano legale e umano”, ha spiegato Di Mare.
Franco Di Mare, la Rai: “Non sapevamo del tumore, massima vicinanza”.
Fonte Agenzia DIRE www.dire.it