E’ stato fermato anche il padre del bimbo di due anni morto nel Frusinate il 17 aprile. L’uomo è accusato di omicidio in concorso con la compagna, già arrestata giovedì scorso.”I militari della Compagnia di Cassino unitamente al Reparto Operativo del Comando Provinciale di Frosinone, a seguito di incessante attività investigativa eseguivano il fermo disposto dal pm, che condivideva interamente il probante quadro accusatorio delineato dagli operanti, nei confronti di Nicola Feroleto”, fanno sapere gli inquirenti. Feroleto dovrà rispondere con Donatella Di Bona di omicidio volontario arravato.
Di Bona è in carcere a Rebibbia da giovedì scorso: ha confessato l’omicidio del figlio dopo un lungo interrogatorio.Dapprima aveva negato ogni responsabilità: dopo la morte del bimbo, mercoledì pomeriggio, aveva detto ai carabinieri che un’auto pirata lo aveva investito.Aveva implorato aiuto, per trovare il responsabile, e portato i militari dove il bimbo diceva fosse stato ucciso.Ma la ricostruzione faceva acqua da tutte le parti: sulla strada del presunto incidente non c’erano segni che potessero far pensare a uno scontro mortale e la salma non aveva ferite compatibili con la ricostruzione fatta dalla madre.
Il corpo del bambino e quello della donna facevano pensare ad altro: sul collo di lui dei lividi compatibili con uno strangolamento e sulle braccia di lei graffi a dimostrare l’estremo tentativo di difendersi durante la furia omicida di chi, più di ogni altro, avrebbe dovuto proteggere il piccino.La donna ha confessato solo quando è stata messa alle strette dagli inquirenti: lo ha ucciso, in un raptus, perché non ne poteva più dei suoi capricci e così, quando lui ha pianto, per l’ennesima volta, perché voleva stare con la nonna, lei gli ha stretto il collo con le mani fino a che il bimbo ha smesso di respirare. E lo ha fatto aiutata dal compagno, padre del piccolo.