Fs e Toninelli: ‘Mazzoncini doveva decadere’

Non si placano le polemiche dopo l’azzeramento del Cda di Fs – annunciato tramite Facebook – dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. L’ex ad Renato Mazzoncini si è definito una vittima dello spoil system. E il Pd ha parlato di decisione inspiegabile e di ‘logiche spartitorie’.

Rincara la dose l’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che parla di governo dello smantellamento ‘anche delle idee giuste’. Ma il ministro Toninelli non ci sta e di nuovo tramite i social spiega i motivi che lo hanno spinto a prendere questa decisione. La rottura tra Fs e governo, con il conseguente azzeramento del Cda, è venuta dallo stesso amministratore delegato Renato Mazzoncini, che ha aggirato la regola etica dello statuto e ha respinto l’invito dell’esecutivo a tornare sui propri passi scrive Toninelli secondo cui è ridicolo ricevere l’accusa di voler occupare poltrone da parte di certe forze politiche. Il loro ultimo governo (Gentiloni), in carica solo per gli affari correnti e a Camere già sciolte – sottolinea Toninelli – con un blitz durante le festività di fine 2017, ha rinnovato per altri tre anni un Cda che sarebbe dovuto scadere gia’ ad aprile scorso. Con la scusa della sconsiderata fusione Fs-Anas, l’allora ministro Padoan ha tenuto in piedi l’ad Renato Mazzoncini, colui che, tanto per dirne una, sosteneva che il Ponte sullo stretto fosse una infrastruttura strategica. Ma soprattutto colui che andrà a processo per presunta truffa ai danni dello Stato. La rottura non è arrivata dal governo, ci tengo a precisarlo – scrive ancora il ministro – ma dallo stesso Mazzoncini e dal suo Cda che invece di applicare la regola etica del suo stesso Statuto, e farlo decadere, l’ha prima aggirata e successivamente ha respinto al mittente l’invito del governo a tornare sui propri passi. Se l’input dell’azionista fosse stato accolto, il Cda non sarebbe stato rimosso per intero. La rottura, invece, ci ha costretti ad agire per far rispettare un elementare principio di rettitudine che è alla base, ripeto, dello Statuto dell’azienda. Abbiamo operato, prima di tutto, per tutelare Fs, l’immagine e gli interessi dello Stato. Per il Governo del cambiamento  l’etica viene prima di ogni altra cosa.

Non si é fatta attendere la replica del Consiglio di amministrazione: ‘In riferimento a quanto dichiarato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Cda di Ferrovie dello Stato Italiane ribadisce di essersi attenuto strettamente e diligentemente alle previsioni dello Statuto’,  si legge in una nota del cda di Ferrovie nella quale si precisa che la precisazione è a tutela della reputazione e della professionalità del Consiglio, evidenziando che ove si proseguisse in similari affermazioni lesive della dignità del Consiglio, saranno attivate le occorrenti azioni di tutela previste dalle norme vigenti.

Secondo lo Statuto -prosegue la nota del consiglio di amministrazione di Fs- il CdA può far decadere l’Amministratore per l’esistenza di un rinvio a giudizio o, come in questo caso, rimettere all’Assemblea la proposta di permanenza in carica dell’Amministratore stesso, per salvaguardare il preminente interesse della Società. Pertanto  il CdA non ha operato alcun aggiramento delle norme statutarie, bensì ha agito nel pieno rispetto delle stesse e delle proprie prerogative, sotto la vigilanza degli organi di controllo che assistono alle sedute consiliari.

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