Funerali show di Casamonica. Il prefetto: ‘Errori non connivenze’

Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei maggiorenti dell’omonimo clan che viene ritenuto responsabile di attività illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti nell’area sud est della città, è stato omaggiato con una carrozza antica trainata da sei cavalli neri, petali di rosa lanciati da un elicottero, manifesti e note del film ‘Il padrino’al termine del rito religioso celebrato nella Basilica di San Giovanni Bosco a Cinecittà. Il feretro era arrivato su una carrozza nera con bassorilievi dorati. Ad accoglierlo, all’ esterno, un’orchestra che ha suonato la canzone del celebre film di Francis Ford Coppola interpretato da Marlon Brando. Sulla bara un’immagine di padre Pio. ‘Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso’ e ‘Vittorio Casamonica re di Roma’,  recitavano alcuni manifesti apparsi davanti la parrocchia che lo ritraevano a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo. Una folla di persone ha voluto portargli l’ultimo saluto. ‘Era una brava persona, corretto’, hanno commentato alcuni conoscenti al termine della messa. Commozione all’uscita del feretro che è stato salutato da una pioggia di petali di rose lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale ha suonato la colonna sonora di un altro celebre film ‘2001 odissea nello spazio’. Il giorno dopo la bufera per il funerale show di Vittorio Casamonica, le polemiche sono ancora più roventi e sulla scena irrompe il nipote del boss, Luciano Casamonica che si rivolge direttamente al ministro dell’Interno Angelino Alfano: ‘Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c’è la mafia. Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive. Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica. Mafia? È tutta un’altra cosa. Vittorio era una bravissima persona. Noi sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo, e visto che gli piacevano tanto le feste non volevamo fare una cosa di pianto. È usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli. Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro significa che per noi è un re, il nostro re di Roma. La carrozza, le basi musicali non erano segnali mafiosi sono una nostra usanza, una nostra cultura e per l’elicottero abbiamo messo un po’ per uno per fargli un regalo e nessuno ce l’ha vietato. Non è stata suonata solo la musica del padrino, ma anche Paradise e musiche di Frank Sinatra, perché lui amava la musica e le aveva chieste prima di morire. La mafia con noi non ci azzecca proprio niente. Noi non siamo mafiosi, Vittorio Casamonica non è mai stato condannato per mafia. Se ha fatto qualche errore l’ha pagato, tra noi c’è il bravo e c’è il cattivo come dappertutto. Sui social network tutti ad attaccare Vittorio Casamonica, ad attaccare noi, a offenderci, non è una cosa bella. Mio zio era conosciutissimo perché lui comprava e vendeva auto. Se n’è andata una parte del nostro cuore. Ma a chi abbiamo dato fastidio? È la nostra cultura. Noi siamo venuti qui con un defunto. La Chiesa accoglie tutti’. All’ indomani delle esequie del boss torna a parlare a Sky Tg24 il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. ‘Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale? Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me. L’esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa’. E’ accaduta una cosa grave, sono stati fatti errori ma Roma non è connivente, dice a Famiglia Cristiana il Prefetto della Capitale, Franco Gabrielli, ammettendo inefficienze e lacune dell’apparato di sicurezza, ma anche lamentando un’eccessiva amplificazione mediatica per il caso del funerale di Casamonica. Gabrielli difende Roma: ‘Non è corretto parlare di una criticità riferita al luogo. Dico che è accaduta una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere e invece è accaduta’. Si susseguono i colpi di scena per il funerale perché  la carrozza usata per il trasporto della salma è la stessa usata per i funerali di Totò.  Ciro Cesarano, uno dei titolari dell’agenzia di onoranze funebri di Calvizzano, in provincia di Napoli, proprietaria del mezzo dice: ‘Affittiamo carrozze con i cavalli per i funerali quasi ogni giorno. Quella di ieri è la stessa utilizzata per le esequie di Totò. Abbiamo circa 300 richieste l’anno da tutta Italia. Da Anagnina in poi i vigili sono stati con noi e controllavano il traffico che si era creato. Poi quando stavamo nella piazza davanti alla chiesa a un certo punto è arrivata una macchina della polizia. E’ scesa una poliziotta donna, ha guardato tutto, la gente che c’era, poi se ne sono andati’’. Cesarano si dice sorpreso del clamore suscitato da questo funerale: ‘Era un boss ma alla fine era un uomo libero. Un boss di solito sta in carcere’. L’Enac sta per disporre la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell’elicottero che ieri ha lanciato petali di rosa sul funerale di Casamonica, dando relativa informazione alla Questura di Roma. Lo si legge in una nota, che precisa che non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell’Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma. La chiesa Don Bosco a Cinecittà non è nuova alle cronache. Si è scoperto che quella parrocchia, sormontata da una caratteristica cupola, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina, fu eretto a simbolo dell’eutanasia, ma gli furono vietati i funerali religiosi. Ma non è tutto, perchè in quella stessa parrocchia nel ’90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis, poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare. Un intreccio inquietante di fatti e di circostanze che all’improvviso, nell’ apparente quiete agostana sono esplose simultaneamente investendo la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza, la Legalità. Con il mondo politico e delle istituzioni rimasti spiazzati. Immediata è stata la presa di posizione del vicariato che non ha nascosto il proprio imbarazzo ma ha sottolineato che il parroco certo non poteva rifiutare la celebrazione. Preoccupato anche Don Luigi Ciotti per il quale a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi è compito della Chiesa denunciare e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo. Provo molta sofferenza, perché ancora una volta è un atto di arroganza, di forza verso le istituzioni, verso lo Stato. Non possiamo dimenticarci la falsa religiosità dei mafiosi perché è una religiosità di facciata, interessata soprattutto agli aspetti formali ed esteriori della fede. ‘Indubbiamente sono scene molto preoccupanti, una risposta a quanti in questi mesi hanno parlato di esagerazioni o hanno addirittura negato la presenza della mafia nella capitale’, per la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, intervistata dal Gr1, ‘E una ferita grave per l’Italia. Lo è in qualunque parte del Paese si verifichi. Quando però tutto questo accade nella capitale certo anche i riflettori del mondo sono più attenti’.

Roberto Cristiano

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