Furto a casa Prodi, due nomadi nel mirino

Due donne, probabilmente nomadi, riprese dalle telecamere di via Gerusalemme. Sono le sospettate del furto messo a segno a casa di Romano Prodi la sera del 20 aprile, quando nell’appartamento dell’ex premier non c’era nessuno, visto che il professore e la moglie erano a Roma per l’udienza papale.

A quanto pare, le donne sarebbero entrate forzando la porta con una lastra di plastica e, una volta dentro, avrebbero rovistato, portando via medaglie, orologi di valore, persino le lauree ad honorem. Il tutto, per un bottino sui 30mila euro. A dare l’allarme alla polizia, forse già alcune ore dopo che il colpo era stato messo a segno, era stato un parente, che abita sotto i coniugi Prodi e che aveva sentito dei rumori provenire dall’appartamento al piano superiore. In via Gerusalemme erano arrivati allora la Squadra mobile, la Scientifica e pure la Digos, per verificare che si trattasse di un furto puro e non di un atto di natura sovversiva, visto che all’inizio degli anni 2000 l’ex premier era finito nel mirino degli anarchici, che gli avevano spedito a casa un pacco esplosivo e avevano firmato gli ordigni nei cassonetti nella stessa via Gerusalemme.

In un’intervista rilasciata nell’edizione di giovedì del settimanale Sette, riguardo il furto subìto, l’ex presidente della commissione europea ha commentato: “Quel che più mi ha mortificato è stato scoprire che tutti quelli con cui ne ho parlato avevano già subito un furto in appartamento. Cioè se sei italiano almeno una volta nella vita ti rubano in casa. Fa arrabbiare, no?”.

Le due nomadi riprese dalle videocamere di sorveglianza ancora non sono state rintracciate. E probabilmente le due donne non sapevano neppure di stare mettendo a segno un furto a casa dell’ex premier. “Ci hanno portato via i ricordi di una vita – avveva commentato Prodi all’indomani del furto –. Di mia moglie e miei, dalla spilla della sua cresima regalata dalla nonna, a tutte le medaglie, 38 lauree ad honorem, i ricordi della vita politica e personale”.

Secondo quanto si apprende le due nomadi sono sospettate anche di altri furti in zone centrali della città, tra cui quello a casa del playmaker della Virtus Basket Oliver Lafayette, a metà aprile.

Prodi aveva raccontato di non aver trovato segni di effrazione sulla porta e di aver trovato aperte le scatole che contenevano molti documenti. “Hanno preso tutto tutto – aveva aggiunto –, non molte cose di valore, un bell’orologio di mia moglie, un bell’orologio mio, ma non è quello il problema. Hanno preso la nostra vita”.

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