Giorgia Meloni ha dimostrato di saper fare suo, guardando oltre la Via della Seta individuando una exit strategy senza polemiche e strascichi dall’accordo infrastrutturale-commerciale – soluzione di cui anche il partner avrebbe ormai preso atto – nel comune impegno a rilanciare il rapporto a 360 gradi. E a mantenerlo nei canali della solida amicizia. Il “faro” dei rapporti fra Roma e Pechino è dunque il Partenariato strategico globale del 2004. Una linea che, tra nuovo slancio e con il massimo rispetto della leadership cinese e di Xi, continua a percorrere il solco tracciato dall’allora premier Silvio Berlusconi nel maggio di vent’anni fa.
«Il colloquio ha confermato la comune intenzione di consolidare e approfondire il dialogo tra Roma e Pechino sulle principali questioni bilaterali e internazionali». Perché, se da una parte è fondamentale evitare ritorsioni economiche, non è meno cruciale mantenere il dialogo politico con una potenza mondiale protagonista in aree fondamentali come Medio Oriente e Africa, dove – secondo la linea italiana – non si deve combattere ma competere. E possibilmente collaborare».
E infatti, una relazione rinnovata nel segno della stabilità e del reciproco rispetto tra Cina e Italia non solo è in linea con gli interessi comuni di entrambi i Paesi. Ma è necessaria per un migliore sviluppo di entrambi», ha detto Li Qiang – che al G20 ha fatto le veci del il presidente della Repubblica popolare Xi Jinping – alla Meloni, ribadendo un auspicio più volte espresso da Pechino: ossia «che l’Italia fornisca un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio affinché le aziende cinesi possano investire e svilupparsi in Italia. La Cina continuerà ad espandere l’accesso al mercato per creare maggiori opportunità per i prodotti di qualità italiani».
L’esecutivo di centrodestra ha ribadito la sua intenzione a non rinnovare l’accordo, profilando l’uscita soft già prospettata ai cinesi nella recente visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il quale, in un’intervista a La Repubblica ha infatti ricordato: «Avere un quadro positivo di collaborazione dal punto di vista economico con la Cina, un partenariato strategico voluto da Berlusconi fin dal 2004, per noi è un elemento fondamentale. Noi lo vogliamo rinforzare, lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi. Quindi vanno favoriti gli scambi economici e culturali. Detto questo, la Via della Seta è una pagina delle nostre relazioni che non è stata vantaggiosa per noi, l’ho detto chiaramente a tutti i vertici del governo cinese».