G20. Ritorna il multilateralismo: il capolavoro politico di Mario Draghi

Per due giorno Roma ritorna ad essere ‘caput mundi’. Il G20 che si è svolto nella capitale italiana riporta Roma al centro del mondo. E lo resterà ancora per tanto tempo perché sarà ricordata, negli anni avvenire, per aver rilanciato a livello internazionale il concetto di multilateralismo. Erano mesi e mesi che questo approccio era sparito dall’agenda dei leader mondiali ed oggi ritorna, prepotentemente, al primo posto nelle relazioni internazionali. Un cambio di passo, esortato, voluto e quasi imposto, anche frutto della realpolitik, nell’accezione positiva del termine, dal presidente del consiglio italiano Mario Draghi. E’ inutile negarlo: quella del premier italiano, che ha guidato con maestria il G20 a Roma, è stato un capolavoro politico. Soprattutto di politica internazionale. Dopo il fallimento del G7, la ‘diplomazia bilaterale’ probabilmente va in soffitta e si riparte da un nuovo concetto di relationship plasmato a Roma. “Il multilateralismo è la migliore risposta ai problemi che vediamo oggi. In molti sensi è l’unica risposta possibile, dalla pandemia, al clima, alle tassazioni”, sono state le parole utilizzate da Mario Draghi nell’aprire il G20 a Roma. “Fate tutto da soli, semplicemente, non è un’opzione possibile”, ha rimarcato il premier. Parole cui hanno fatto eco quelle del presidente Sergio Mattarella parlando ai leader del G20 al Quirinale . “Nessuno, a prescindere dalle dimensioni della sua economia, è in grado di affrontare, da solo, problemi che riguardano la condizione generale dell’umanità. Il multilateralismo e la cooperazione rappresentano le sole risposte concrete ed efficaci”. Insomma si cambia pagina grazie a Mario Drgahi. Da tempo molti Paesi occidentali ed asiatici hanno impostano la propria politica estera in base al perseguimento del proprio interesse nazionale. Ma in un mondo caratterizzato da alleanze flessibili e da una crescente competizione tra grandi potenze, l’Italia con Mario Draghi ha ‘voluto’ un cambio di rotta per riportare il multilateralismo sul gradino più alto nei rapporti internazionali. Il premier italiano ha dimostrato a Roma che la cooperazione internazionale non implica il sacrificio dell’interesse nazionale, bensì la sua collocazione in un quadro più ampio di interessi collettivi, con un impatto positivo e tangibile sulla vita dei cittadini e sull’economia. E lo dimostra l’accordo sottoscritto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ed il numero uno dell’Ue, Ursula von der Leyen, che insieme hanno tenuto una conferenza stampa per annunciare l’accordo su acciaio ed alluminio. Fino a qualche mese fa era difficile pensare che Usa ed Ue potessero arrivare a questo accordo. Oggi ci sono riusciti grazie a Draghi. Il G20, nonostante l’accordo al ribasso sul clima, ma di più non si poteva fare, nonostante il pressing del premier italiano, consegna all’Italia e all’Europa il leader politico del futuro. A Roma, sicuramente, è arrivata l’investitura internazionale nella kermesse più importante dell’anno. In Ue ora tutti guardano a lui come guida: terminata la cancelleria della Merkel c’è solo Mario Draghi quale unico interlocutore internazionale serio e credibile per gli Stati Uniti ed i paesi asiatici. Tutti guardano a Draghi anche per risolvere i tanti problemi del Mediterraneo e dei Paesi africani. E poi c’è l’Italia. Il G20 restituisce alla politica italiana un premier più forte e più solido rispetto al passato con cui dovranno fare i conti i partiti della sua maggioranza. Ora, rispetto ad ieri, si continuerà con maggiore intensità e vigore sulla strada tracciata nelle settimane scorse dal presidente del consiglio per varare le riforme per ottenere i fondi europei per la piena realizzazione del Pnrr. Gli interessi di parte non potranno ostacolare un cammino tracciato che dovrà assicurare un futuro diverso alle nuove generazioni. Draghi non guarderà domani più di ieri ai calendari politici dei partiti: da Letta a Salvini passando per Conte, tutti i naviganti sono avvisati. Ma all’orizzonte resta il solito quesito sul futuro di Mario Draghi: resterà a Palazzo Chigi, fino a fine legislatura, oppure si renderà disponibile per la presidenza della Repubblica. Il premier prenderà la decisone al momento opportuno ma ciò che preoccupa è la miopia della politica italiana che non riesce a dare più fiducia ai cittadini e a proporsi come guida seria del Paese. Il ricorso a figure come quella di Mario Draghi resta la panacea di tutti i mali attuali, certo, ma l’orizzonte è coperto solo da una triste foschia. Le prossime elezioni legislative, con molta probabilità, ci daranno un quadro politico parlamentare molto frammentato dove nessun schieramento o coalizione riuscirà ad avere i numeri per guidare l’Italia. Quindi bisognerà guardare oltre il centrodestra o il centrosinistra per trovare un leader che possa dare spessore ‘politico’ ad  una maggioranza politica per proseguire il lavoro fino ad ora fatto. Il nome che già ora tutti evocano è quello di Mario Draghi sempreché, da febbraio, non traslochi sul Colle più alto di Roma.

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