Un appello a difendere la pace, frutto “del coraggio e della visione di leader” lungimiranti, ma soprattutto “merito del popolo” nordirlandese e precondizione di un futuro migliore. Sono le parole del messaggio con cui la regina Elisabetta ha ricordato oggi i 100 anni dalla fondazione dell’Irlanda del Nord, territorio rimasto legato al Regno Unito al momento della nascita a sud dell’isola verde di una Repubblica indipendente.
Un territorio “ricco d’identità, di retroterra e di aspirazioni”, ha detto la sovrana 95nne, riconoscendo le diversità identitarie e confessionali – spesso conflittuali – d’una realtà dove le tensioni sono tornate a impennarsi negli ultimi mesi: alimentate anche e soprattutto dalle prospettive dei contraccolpi della Brexit, particolarmente temute nelle comunità unioniste protestanti. Per poi elogiare sia quei leader ai quali sono stati “giustamente attribuiti la visione e il coraggio” che nel 1998, con gli storici accordi di pace del Venerdì Santo, permisero di “mettere la riconciliazione davanti alle divisioni”, sia la popolazione in generale. “Il mantenimento della pace è prima di tutto un merito del popolo (nordirlandese), sulle cui spalle il futuro riposa”, ha infatti proseguito Elisabetta II, invitando a cogliere l’occasione del 100esimo anniversario per “riflettere su una storia complessa” alla luce delle ragioni del “nostro stare insieme nella diversità” e rievocando in spirito di “amicizia” la visita compiuta a suo tempo assieme al recentemente scomparso principe consorte Filippo per suggellare la pace del ’98.
A margine del messaggio reale, non ne è mancato uno del primo ministro britannico, Boris Johnson, il quale ha a sua volta riconosciuto il “differente approccio” con cui questa ricorrenza viene vista fra Londra e Dublino o fra le diverse comunità nordirlandesi; ma ha pure invocato “l’unità” e la riconciliazione come elementi chiave per un futuro migliore e per il benessere di tutti.