E’ di 35 morti, 13 feriti e 10 dispersi il bilancio ancora provvisorio del crollo del ponte sull’autostrada A10 a Genova. Tra le vittime ci sarebbe anche un bambino, due operai dell’Amiu, la ditta che si occupa della raccolta rifiuti in città. Tra le vittime anche una famiglia di tre o quattro persone che stava per raggiungere la meta delle vacanze.
L’incidente, avvenuto poco prima di mezzogiorno, è dovuto probabilmente a un cedimento strutturale del viadotto, che sovrasta il torrente Polcevera e uno dei quartieri più popolosi della città. Al momento della tragedia, sulla zona si stava abbattendo un violento nubifragio.
Per le Autostrade dai controlli non è emerso alcun nulla. Il crollo di Ponte Morandi sul viadotto Polcevera a Genova è “per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire che potesse accadere”. Lo ha detto il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia, Stefano Marigliani, sottolineando che “assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso”.
Di parere opposto l’ingegner Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all’Università di Genova, che in un articolo pubblicato da Ingegneri.Info il 29 luglio di due anni fa denunciava problemi legati al viadotto. “Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati”. Le osservazioni dell’ingegnere contenute nell’articolo sono di carattere strettamente tecnico, ma fanno riferimento al fatto che il ponte, realizzato nei primi anni ’60, fu fin dai primi decenni “oggetto di manutenzioni profonde – si legge su Ingegneri.Info – con costi continui che fanno prevedere che tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto – conclude l’articolo – sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo”. Il viadotto fu interessato da imponenti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione a cavallo della fine anni ’80 primi anni ’90, con nuovi cavi affiancati agli stralli originari. Il viadotto prende il nome dal suo progettista, Riccardo Morandi, ingegnere romano legato al razionalismo costruttivo di fine ‘800, che brevettò un sistema di precompressione denominato “Morandi M5” che applicò a diverse sue opere. L’opera, costruita tra il 1963 e il 1967, anno della sua inaugurazione, è nota anche come “Ponte delle Condotte” dalla società che lo costruì, e ‘Ponte di Brooklyn’ per una forma che richiama vagamente il celebre ponte americano. Lungo 1.182 metri, campata maggiore di 210 metri, il ponte venne costruito con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile.